domenica 4 maggio 2014

Attività on line 2.1 e 2.2

Come concordato, le attività on line consistono nel rispondere con un breve elaborato scritto (un commento) ad una serie di domande.

La prima domanda di questa seconda attività on line (2.1) è la seguente: come reperite le immagini che usate in relazione alla vostra disciplina?

la seconda domanda (2.2) è la seguente: come usate didatticamente le immagini nelle vostre pratiche di insegnamento?

Vi invito a rispondere usando un unico commento. Nel ricordare che la scadenza per l'inserimento del commento è fissata per lunedì 19 maggio, mi raccomando di firmare i propri interventi (o di segnalare al mio indirizzo di posta l'eventuale nickname utilizzato). 

Vi segnalo come materiali le slide disponibili al seguente indirizzo:
http://www.slideshare.net/filoan/uso-didattico-delle-immagini-8788813

Buon lavoro!

46 commenti:

  1. Personalmente quest'anno mi trovo ad insegnare in una realtà abbastanza complicata dove il libro di testo lo hanno 4 persone su 22. Parto comunque sempre da un obiettivo; quello di far comprendere agli studenti il linguaggio visivo e insegnare loro ad interpretare le immagini. Mi trovo daccordo con la tesi di Ausubel il quale sostiene che le immagini possono rappresentare una base di sostegno per l'attività cognitiva. Credo che sia sostanzialmente vero. Anche perchè insegnare la Storia dell'arte senza immagini diventerebbe un monologo contro il muro. Solitamente durante le mie lezioni, dove spesso proietto immagini con il pc (causa la mancaza di altri strumenti) cerco di fare continui richiami al vissuto degli studenti, alle loro esperienze reali per stimolare loro interesse negli argomenti che stiamo affrontando. Nel corso dei miei anni di insegnamento mi sono creato dei percorsi di immagini prelevate da siti specializzati dove vi è una buona definizione anche nell'ingrandimento dei particolari. Proiettare un'immagine a modo panoramico a mio avviso non è come visualizzare un dettaglio di una determinata opera. Ho notato che i ragazzi quando si concentrano sul dettaglio sono molto più interessati perchè la loro mente sta scoprendo qualcosa che è nascosto. Seguendo lo schema di classificazione di Clark non inizio mai una lezione con un'immagine, questo è certo! Però una volta in una classe un pò problematica ho attuato un esperimento; sono arrivato prima degli studenti in aula, non ho acceso le luci ed ho proiettato sul muro bianco un'immagine gigantesca. Ho vinto!!! Sono riuscito a suscitare interesse nei ragazzi. Quella proiezione a luci spente è stato il punto di partenza per la lezione che a mio avviso è stata efficace. Ho entusiasmato! Forse sono stato fortunato. Certo Clark non condivide questo metodo perchè rivela che iniziare una lezione con una proiezione di una raffigurazione risulti distrattivo ai fini dell'apprendimento in quanto mette in scena l'interesse emozionale. Solitamente non utilizzo mai percorsi di musei virtuali perchè penso che il museo vada visto dal vero, realmente, altrimenti i ragazzi vedendolo in maniera virtuale perderebbero il gusto di scoprirlo in loco. L'artista va assaporato dal vivo, sentendo l'odore dell'olio della tela, osservando la levigatura del marmo. Ma veniamo a quando non ho la possibilità di utilizzare video o LIM ed ho a disposizione solo 4 o 5 libri di testo con immagini minuscole. Solitamente lavoro per gruppi, per collaborazione. Riprendo inizialmente concetti che fanno parte dell'expertise dell'allievo scrivendo alla lavagna delle parole chiave che interessano un determinato artista, un periodo storico o un'opera; ricerco quindi l'essenzialità ed evito le ridondanze. Successivamente faccio aprire il libro con l'opera da esaminare e do ai ragazzi un piccolo origami a forma di otturatore che si allarga e si stringe a seconda del particolare che si vuole visualizzare all'interno dell'opera. Ogni gruppo troverà un dettaglio e me lo comunicherà ed io lo scriverò opportunamente alla lavagna con una piccola didascalia che riguarda l'opera. Gli allievi invece scriveranno sul libro attorno all'immagine presa in esame i dettagli trovati con l'opportuna diascalia; così forse un domani potranno sostenere di averlo aperto il libro di arte! A mio avviso questa è una sorta di evidenziazione di sottolineatura. I ragazzi apprendono più facilmente perchè trovano anche interessante utilizzare uno strumento che fa parte della multidisciplinarietà, in questo caso è parte integrante di un corpo macchina fotografico. Concludo con un disaccordo nei confronti delle tesi di Clark sulle funzioni psicologiche di un'immagine; come si fa a non essere emotivamente coinvolti da un'opera pittorica, da una scultura? Forse unragazzo potrebbe essere altrettanto motivato se un'opera lo emoziona.
    Moris Valverde

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  2. La mia disciplina di insegnamento, rientra all'interno della Comunicazione Visiva e in entrambi gli ambiti della comunicazione dei contesti educativi: quello dell'educazione all'immagine (educare a) e di conseguenza quello dell'educazione con le immagini (educare con).
    L'immagine fa da protagonista, ma si ha comunque la necessità di applicare determinate strategie didattiche con le quali far conseguire gli obiettivi di apprendimento: “Vedere non è percepire, percepire non è comprendere, mostrare non è spiegare” (Barbara Tversky).
    E' proprio nella lettura dell'opera d'arte che va fatta un'operazione inversa a quella dell'artista nell'eseguirla, scomponendola visivamente, scoprendone i codici e i principi sulla percezione visiva, analizzando la composizione, la forma, il colore, lo spazio e il movimento. L'arte è un linguaggio e come tale fa parte del processo comunicativo, nel suo aspetto descrittivo (elementi concettuali, visivi e compositivi) e soprattutto estetico – funzionale. Esistono varie teorie e diversi metodi di interpretazione del linguaggio visuale, con regole più o meno rigide e codificate sia per il visual design che per la storia dell'arte.
    Alimentare così nello studente la consapevolezza critica sulla differenza rappresentazione – realtà, mostrando l'arbitrarietà della rappresentazione visiva, facendogli capire che la stessa realtà può essere rappresentata in diversi modi.
    Anche nello studio di questa disciplina non si ha un tipo di visione passiva, ma va resa attiva, passando da un processo di “Botton-up” ad un processo di “Top – down”, per cui si cerca di far cogliere quegli elementi riconoscibili e non (simboli) che richiamano le nostre preconoscenze, attraverso l'utilizzo di elementi strutturali (Scaffold) che si cerca di dare anticipando concetti e criteri di lettura su quel determinato stile artistico che ritroviamo poi più volte, su personalità diverse, ma anche ciclicamente, a distanza di generazioni.
    E' importante quindi principalmente l'aspetto “descrittivo” delle immagini, le caratteristiche superficiali e le sue funzioni comunicative (Clark e Lyons).
    Generalmente parto dalle immagini più rappresentative di un periodo artistico, per fissarne le caratteristiche importanti, stabilendo quelle strutture di riconoscimento di stile e tecnica che possono essere applicate a più opere, ed evitando un carico cognitivo (comunque non estraneo) intrinseco eccessivo, regolandolo in base all'expertise degli studenti.
    Molti testi di storia dell'arte e comunicazione visiva sono già ottimi strumenti da utilizzare, avendo una struttura ben definita con una segmentazione di argomenti che danno anche la possibilità di creare dei percorsi tematici particolari. In questi testi è data sempre maggior attenzione alle riproduzioni fotografiche, alle ricostruzioni grafiche delle architetture e sono sempre più presenti mappe concettuali che anticipano gli argomenti, proprio per aiutare lo studente a creare dei concetti base e a scomporre il tema aiutando il trasferimento di conoscenza. Rimane comunque la difficoltà di far comprendere ed apprezzare a pieno le opere d'arte senza essere fruite direttamente, ma solo attraverso una riproduzione fotografica che, per quanto buona, non potrà mai sostituire il vissuto irriproducibile di interi ambienti dipinti, o determinate opere d'arte del '900.
    Altri strumenti di visualizzazione delle immagini sono naturalmente le LIM (dove è possibile), consentendo di collegarsi a siti di storia dell'arte che contengono intere gallerie di opere da poter visualizzare in maniera più analitica.
    Quando è possibile mi piace anche far utilizzare ai ragazzi la biblioteca, dove possono consultare libri monografici di artisti, mostrandogli come le diverse riproduzioni fotografiche di una stessa opera d'arte possano cambiare il tipo di fruizione di questa, o come la plasticità di una scultura sia più leggibile attraverso una riproduzione in bianco e nero che a colori.

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  3. La mia disciplina implica schemi tecnici con calcoli abbastanza complessi. Sono grafici di abiti che seguono una serie di procedimenti secondo un metodo ragionato. Fare un modello significa ,infatti, disegnare su di un foglio di carta prima e su di un telo di stoffa poi, un grafico che si adatti ad un corpo tridimensionale, attraverso la costruzione di linee e angoli. Fondamentale è l'osservazione della figura umana(struttura ossea e anatomia plastica) mettendola in relazione ad elementi geometrici. L'osservazione anatomica ci permette di visualizzare e tradurre graficamente gli elementi necessari alla costruzione del modello. Le immagini dei corpi umani che utilizzo, anche per spiegare la "presa delle misure su soggetto", le reperisco direttamente dal libro di testo in adozione a scuola. Il libro, specifico della mia materia, utilizza immagini chiare, in relazione alla disciplina..fotocopio la figura e aggiungo delle brevi didascalie, delle "parole chiave" a fianco dell'immagine per focalizzare l'attenzione, per arricchire ,per esplicitare e giustificare l'immagine. Gli schemi di modellistica che trovo nel libro hanno a fianco una spiegazione troppo complessa. Per ridurre il carico cognitivo e supportare l'attenzione ,faccio la fotocopia dello schema, lo scompongo, suddivido il processo in fasi, elimino ogni informazione superflua, evidenzio gli elementi importanti, essenziali, e aggiungo un breve testo esplicativo dell'immagine .Utilizzo dvd di sfilate di moda che trovo negli istituti dove insegno, che mi servono come esempio di rappresentazione "reale" della moda, della "vita in passerella", come stimolo artistico e creativo. Queste immagini creano una rappresentazione dinamica e si corre il rischio di creare sovraccarico ,di distogliere da informazioni rilevanti . Il più delle volte fermo il dvd creando un'immagine statica ,dove ingrandisco il particolare e spiego oralmente. L'integrazione tra immagine e voce narrante è la soluzione migliore per aiutare il discente ad apprendere meglio. Vanno evitate visioni che stimolano interesse solo emozionale, le immagini devono aiutare ad apprendere e non spostare l'attenzione altrove. Le riviste di moda che trovo a scuola o compro personalmente, mi aiutano a far capire maggiormente il" mondo moda ", il target, gli stili, le differenze tra design, le tendenze,...anche con la rivista, nonostante specializzata e settoriale, si corre il rischio ridondanza, l'immagine può essere decorativa, fuori tema, pubblicitaria.....Seleziono le immagini più adatte poiché come afferma Clark Lions, le immagini devono supportare l'attenzione, attivare le preconoscenze, minimizzare il carico cognitivo, costruire modelli mentali. Internet rimane la principale fonte da cui reperisco immagini, video.. Dopo aver individuato quello che cerco, lo propongo ai discenti sotto forma di video aggiungendo spiegazione orale (immagine+ spiegazione orale); estrapolo l'immagine e fotocopiandola la propongo aggiungendo un testo esplicativo(immagine+ testo). Evito di dare ai discenti la libertà di sfogliare riviste, di navigare in internet da soli ,poiché c'è il rischio di ridondanza (la totale certezza) ,di confusione, di smarrimento di fronte ai molteplici input...Penso alle immagini come spiegazione e illustrazione, a un ruolo importante utile all'apprendimento, al consolidamento della" memoria di lavoro". Paola Petrini Rossi

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  4. Negli ultimi anni grazie alla tecnologia, la ricerca di immagini è diventata sempre più veloce, basta inserire su un motore di ricerca solo un nome e immediatamente molteplici risultati vengono fuori in pochi secondi.
    Tutto ciò porta ad una riflessione: quale immagine può essere più utile per un determinato scopo comunicativo o quale può essere più efficace e chiara per la comprensione di un determinato concetto o uso? Le immagini come le parole mutano nel tempo cambiando il loro significato e le loro espressioni.
    Oggi più che mai la multimedialità all’interno della scuola diventa fondamentale e noi insegnanti, data la velocità dei tempi e della tecnologia, dobbiamo essere dei buoni mediatori, in quanto non tutto ciò che si può reperire in rete risulta sempre adeguato.
    Ritengo importante l’uso filtrato del web, che può integrare, ma non sostituire il libro di testo, in quanto esso rimane uno strumento valido per contenuto selezionato di testo ed immagini. Negli ultimi anni, inoltre, sono sempre più diffusi in allegato al libro di testo CD e DVD multimediali, che ampliano l’offerta formativa, rendendola più appetibile ed efficace alla nuova generazione di “nativi digitali”.
    Il mio percorso di insegnamento, iniziato otto anni fa, è cambiato e si è evoluto nel tempo: dall’insegnamento della grafica pubblicitaria, dove l’immagine è un mezzo fondamentale per la comunicazione; all’insegnamento delle discipline pittoriche, dove l’immagine diventa analisi ed espressione artistica; fino ad arrivare all’insegnamento del sostegno, dove l’immagine diventa un mezzo di comprensione e di sintesi.
    In particolare, quest’ultimo insegnamento (quello del sostegno) mi ha permesso di conoscere nuove tecniche per la somministrazione di immagini, portandomi anche a riflettere ed adattare alle singole situazioni quanto studiato. Il metodo PECS (“Picture Exchange Communication System” ovvero Sistema di Comunicazione mediante Scambio per Immagini) ad esempio, in cui le immagini schematizzate diventano simboli per la comunicazione, è efficace, in quanto elaborato per sviluppare un sistema di Comunicazione Funzionale ed educativo nei soggetti con disturbo autistico. Esso ha lo scopo di suscitare l’interesse del soggetto e di incoraggiare la spontaneità e l’iniziativa nella comunicazione.
    Questo metodo non si è, però, rivelato particolarmente efficace con un’alunna, in quanto per lei era difficile codificare ed associare immagini schematizzate. Per rendere questa tecnica comunicativa è stato necessario sostituirle con immagini fotografiche scattate da me, che raffiguravano il suo vissuto, ricercandole nel contesto scuola ed anche a casa. Ciò ha permesso di eliminare la raffigurazione astratta che la ragazza non riusciva a decodificare e a realizzare gli obiettivi comunicativi auspicati. Grazia Calvo

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. La disciplina che insegno, progettazione del Design della Ceramica, è di per se una materia che comunica per immagini. Essa si avvale di mezzi e metodi di rappresentazione dell’oggetto, anche ambientato in un contesto e quindi della rappresentazione della realtà. A tale scopo utilizzo tecniche geometriche di rappresentazione come le proiezioni ortogonali, l’assonometria e la prospettiva che sostanzialmente sono forme strategiche di rappresentazione di un oggetto tridimensionale su di un foglio bidimensionale. L’immagine chiaramente aiuta lo studente e ne riduce il carico cognitivo, concretizzando concetti astratti. Ma anche l’immagine va decodificata, bisogna infatti conoscere i codici geometrici per comprendere una proiezione ortogonale o una sezione.
    Per questo la lezione è sempre supportata dalla voce, dalla parola orale e dal testo scritto come le annotazioni a fianco ad ogni disegno.
    La voce, spiegazione orale, non solo è di supporto, ma serve anche a catturare l’attenzione dell’ascoltatore (studente), ad esplicitare dove non è chiaro ed a creare collegamenti (testo coeso).
    Le immagini che utilizzo quindi vengono spesso create, disegnate ad hoc. Spesso disegno all’occorrenza un diagramma di flusso, una sorta di storyboard, che visualizza sinteticamente in un percorso temporale e sequenziale, quali saranno i passaggi che il discente deve seguire per raggiungere l’obiettivo, nel caso specifico il definitivo del progetto.
    Si può dire che seguiamo il modello riportato da Clark, Lyons. Infatti dato il tema da svolgere si passa ad una ricerca iconografica, con illustrazioni, foto, spesso reperite sul web (tipologia statica). Questo serve ad avere una rapida informazione sull’esistente. Dopo di ciò si organizza il lavoro con uno storyboard , come se fossero frames di un’animazione o di un video che esplicitano tutte le fasi del lavoro da fare (tipologia dinamica). In ogni caso l’immagine deve essere sempre inerente al contesto e non ridondante o fuorviante. L’immagine deve massimizzare la comprensione ma essere coerente e pertinente allo stimolo presentato.
    Elisabetta Achille

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  7. La prima analisi che queste domande mi hanno portato a fare è cosa si intende per IMMAGINI: disegno ,illustrazione, grafico, schema, foto, video, modello, animazione, realtà virtuale. In relazione al mio percorso formativo, definiamolo artistico e agli ambiti disciplinari dove ho avuto esperienze, (laboratori di Tipografia, Serigrafia, Grafica Pubblicitaria, Fotografia, Geometria Descrittiva), l’immagine non ha una valenza di supporto, d’integrazione al testo, ma diventa soggetto, è l‘immagine il testo, la “teoria” da studiare. Alcuni banali esempi: nella tipografia, un testo o un carattere tipografico viene studiato per le sue caratteristiche fisiche, grazia, corpo ecc. perdendo il significato di lettera, nella grafica pubblicitaria le iniziali di un nome possono diventare un marchio o trasformarsi in un logo diventando esse stesse delle immagini; nel disegno geometrico o geometria descrittiva, il disegno diventa soggetto che viene supportato dal testo orale o scritto; nella fotografia è l’immagine che parla e a volte l’apprendimento della poetica di un fotografo può basarsi su quanto sia riuscito ad emozionarci … Non sono molto d’accordo con Clark e Lyons quando dicono che l’immagine serve per supportare la motivazione, ma che l’interesse emozionale è controproducente e che iniziare lezioni con suggestive raffigurazioni risulta solitamente distruttivo rispetto ai fini specifici dell’apprendimento. Nell’insegnamento del laboratorio di filmica, le immagini sono soprattutto dinamiche, composizioni di video, l' immagine statica,serve per spiegare un dettaglio attraverso il fermo immagine o fare uno schema grafico dei movimenti o raccontare la sequenza con uno storyboard. Se dobbiamo studiare una carrellata o un piano sequenza, che è una ripresa continua senza interruzione della pellicola, non ha senso usare immagini statiche. Clark e Lyons sostengono che una rappresentazione dinamica, rispetto ad una statica, corre maggiormente il rischio di produrre sovraccarico cognitivo, come la comunicazione multimediale, sostenendo che l’allievo avrebbe bisogno di soffermarsi e riesaminare i dettagli di ciò che passa sotto i suoi occhi. Credo invece che dobbiamo considerare la velocità a cui oggi questa generazione di allievi è abituata a leggere immagini, attraverso la multimedialità, il web, social network, non per rallentarli, ma per educarli a veicolarle con senso critico per capire ciò che è educativo e ciò che è disinformazione, non sempre è corretto fare una stretta selezione di immagini da presentare perchè nulla si inventa, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma e ogni immagine può creare stimoli per una creatività personale. In generale reperisco le immagini usando e consigliando siti attendibili da consultare,libri personali, riviste, articoli di giornali, continuo ad educarli all’uso della biblioteca, faccio vedere film, per alcune lezioni preparo delle slide dove il testo sintetico è di supporto alle immagini e alla spiegazione orale, utilizzo la classica lavagna per spiegare disegni o grafici ecc., e credo fortemente nelle visite guidate per poter vedere le opere d’arte dal “vero” proprio per stimolare quell’interesse emozionale che per me in molte occasioni fortifica l’apprendimento!

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  8. Al fine di sollecitare la motivazione e le strutture cognitive di tutti gli alunni del gruppo classe e di ciascuno di essi, specialmente se portatore di un particolare Bisogno Educativo Speciale, nell'ottica di una didattica individualizzata e personalizzata, durante le mie lezioni cerco di mettere in atto molteplici e differenti metodologie didattiche (lezioni frontali, lavori di gruppo, cooperative learning, ricerche individuali, lezioni interattive multimediali con l'utilizzo della LIM, ecc.) e di utilizzare svariati mediatori didattici.
    Per realizzare "belle lezioni", capaci di incuriosire e motivare gli alunni allo studio di qualsiasi disciplina, occorre infatti necessariamente adoperare uno stile di insegnamento che sia allo stesso tempo competente e interessante, con un valore aggiunto che stimoli la curiosità di tutti gli alunni nei confronti dei contenuti proposti e, allo stesso tempo, fornisca i nessi logici, i quadri teorici, le connessioni interdisciplinari ecc. degli argomenti di studio.
    La scelta dei materiali didattici dunque è un'operazione tutt'altro che semplice ed immediata, richiede una preparazione e una ricerca a monte piuttosto impegnativa e ragionata. Ritengo fondamentale variare il più possibile i linguaggi "mediatori", gli strumenti e i materiali utilizzati a sostegno delle lezioni per stimolare, di volta in volta i diversi codici di apprendimento dell'alunno: quello verbale e simbolico (narrazioni, discussioni, definizioni, ecc), quello iconico (disegni, materiale visivo, grafici, figure, mappe, schemi, fotografie, ecc.), analogico (drammatizzazioni, role play, simulazioni, ecc.) e attivo (esplorazioni, esercitazioni pratiche, esperimenti, progetti, ecc.). L'utilizzo delle immagini, in particolare, può attivare stili di apprendimento tradizionalmente penalizzati in un sistema di insegnamento centrato solo sulla componente verbale e testuale. Nell'insegnamento della mia disciplina, ossia tecnologie tessili, le immagini, le animazioni, l'audio e i video con i testi di studio proposti consentono di rendere la materia molto più comprensibile e stimolante, facilitando la comprensione dei contenuti per tutti gli alunni.
    Quando si utilizzano le tecnologie, ad esempio, i ragazzi si entusiasmano, cambiano i modi di lavorare in classe, si formano gruppi, si scatenano nuovi stati d'animo che incentivano l'apprendimento e lo rendono più gradevole, talvolta anche divertente.
    Gli schemi, i grafici, le mappe concettuali, i diagrammi e ogni altra forma di comunicazione di tipo visivo può rinforzare e facilitare l'apprendimento anche nei ragazzi che manifestano disturbi specifici di apprendimento (DSA) o altre disabilità più gravi, nell'ottica di una "didattica compensativa" oppure orientata alla relazionalità.
    Per reperire materiale visivo utilizzo soprattutto il Web, Internet, CD-ROM, software interattivi, e-book, ecc. ma anche libri di testo cartacei, enciclopedie illustrate, atlanti e quant'altro ho a disposizione.
    Le immagini per essere efficaci devono essere anche pertinenti/complementari/integrative rispetto al contenuto proposto, semplici e lineari, ossia non ridondanti, per aiutare l'alunno a focalizzare l'attenzione sull'argomento e non distrarlo dall'obiettivo formativo principale.
    Particolarmente utile è poi la LIM, nel momento in cui non si limita a presentare solamente i contenuti come un semplice videoproiettore ma diventa essa stessa un vero e proprio "ambiente di apprendimento" nel quale condurre pratiche didattiche che stimolino tutto il gruppo classe attraverso attività metacognitive e forme di collaborazione e cooperazione che attuano percorsi di inclusione anche nei confronti di alunni disabili, in particolare quelli che presentano forme di autismo o ritardi cognitivi gravi che compromettono anche la loro comunicazione verbale.
    Mariapia Biancucci

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  9. Mi trovo d’accordo con la tesi di Ausubel il quale sostiene che le immagini possono rappresentare una base di sostegno per l'attività cognitiva.
    lo schema di classificazione di Clark non condivide questo metodo perchè rivela che iniziare una lezione con una proiezione di una raffigurazione distragga l'apprendimento in quanto mette in scena l'interesse emozionale
    “Vedere non è percepire, percepire non è comprendere, mostrare non è spiegare”. Non é multimediale .
    Anche nello studio della mia disciplina Tecnologia Tessile , non si ha un tipo di visione passiva, ma va resa attiva, passando da un processo ad un altro, per cui si cerca di far cogliere quegli elementi riconoscibili che richiamano delle preconoscenze, attraverso l'utilizzo di elementi strutturali (Scaffold) che si cerca di dare anticipando concetti e criteri di lettura su quel determinato argomento che ritroviamo poi più volte nel prosieguo.
    E' importante quindi principalmente l'aspetto “descrittivo” delle immagini, le caratteristiche superficiali e le sue funzioni comunicative (Clark e Lyons).
    Selezionando le immagini più adatte poiché come afferma Clark Lyons, le immagini devono supportare l'attenzione, attivare le preconoscenze, minimizzare il carico cognitivo, costruire modelli mentali.
    Internet rimane la principale fonte da cui reperire immagini, video e i ragazzi ne vanno entusiasti.
    Dopo aver individuato quello che cerco, lo propongo agli studenti sotto forma di video e aggiungendo spiegazione orale (immagine+ spiegazione orale); estrapolo l'immagine aggiungendo un testo esplicativo (immagine+ testo).
    La LIM mi è molto di aiuto in questo e credo sia un elemento indispensabile per un moderno insegnamento . Spesso disegno all’occorrenza un diagramma di flusso, una sorta di storyboard, che visualizza sinteticamente in un percorso temporale e sequenziale, quali saranno i passaggi che il ragazzo deve seguire per raggiungere l’obiettivo, nel caso specifico del definitivo del progetto.
    Si può dire che seguiamo il modello riportato da Clark, Lyons.
    Infatti dato il tema da svolgere si passa ad una ricerca iconografica, con illustrazioni, foto, spesso reperite sul web (tipologia statica). Questo serve ad avere una rapida informazione sull’esistente. Dopo di ciò si organizza il lavoro con uno storyboard , come se fossero motivi di un’animazione o di un video che esplicitano tutte le fasi del lavoro da fare (tipologia dinamica).
    Nell’insegnamento del laboratorio di tecnologia tessile , la materia che insegno, le immagini sono soprattutto dinamiche, composizioni di video, l' immagine statica, serve per spiegare un dettaglio attraverso il fermo immagine o fare uno schema grafico dei movimenti o raccontare la sequenza con uno storyboard.
    Clark e Lyons sostengono che una rappresentazione dinamica, rispetto ad una statica, corre maggiormente il rischio di produrre sovraccarico cognitivo, come la comunicazione multimediale, sostenendo che l’allievo avrebbe bisogno di soffermarsi e riesaminare i dettagli di ciò che passa sotto i suoi occhi (repley)
    Evidenze sperimentali hanno dimostrato che si apprende meglio da parole abbinate ad immagini piuttosto che da solo parole (principio di multimedialità Mayer). Simultaneità e contestualizzazione delle immagini (principio di contiguità).Inerenza immagini e spiegazione (principio di coerenza) .Modo di spiegazione (principio di modalità) Unicità di spiegazione(principio di ridondanza).
    Tutti principi che applico nelle mie pratiche di insegnamento
    Sante Cognoli

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  10. Oggi è ampiamente riconosciuto il grande valore dell’uso dell’immagine nell’insegnamento, esse costituiscono dei veri e propri facilitatori attraverso i quali si riescono a superare anche le più importanti difficoltà di tipo cognitivo.
    Le immagini sono inoltre un grande sostegno della memoria infatti è stato scientificamente provato che ricordiamo molto di più ciò che vediamo rispetto a ciò che sentiamo.
    Secondo Mayer ad esempio si apprende meglio da parole abbinate ad immagini piuttosto che da sole parole, l’apprendimento migliora se esse sono presentate simultaneamente.
    Le immagini in questo senso sono da identificarsi con tutte quelle forme che assumono un carattere iconico ad esempio un disegno, una foto, una mappa concettuale.
    Per quanto riguarda la mia disciplina l’immagine costituisce la materia prima del processo di apprendimento.
    Attraverso una vera e propria manipolazione dell’immagine si possono guidare gli studenti a ricercarne, trovare e realizzare immagini nuove stimolando la loro creatività.
    Le immagini diventano così veicolo di messaggi, di rappresentazioni di mondi diversi. Esse non si limitano a rappresentare solo il mondo fisico ma riescono ad esprimere contenuti più profondi che riguardano il mondo delle sensazioni ed emozioni.
    La mia disciplina ha fra gli altri il compito di studiare l’estetica delle immagini, per questo fine, molto spesso sottopongo agli studenti una quantità cospicua di svariate immagini, sottoforma di illustrazioni video e riviste d’arte senza fornire alcuna spiegazione, lasciandoli così godere liberamente da ciò che li attira di più.
    In un secondo momento cerco insieme agli alunni di leggere le immagini cercando di cogliere i contenuti attraverso gli aspetti formali.
    Per ogni unità didattica scelgo un argomento sul quale lavorare ed il prodotto finale è composto da immagini che sviluppano il tema dato, secondo il proprio bagaglio culturale o le proprie inclinazioni artistiche.

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  11. La mia attività didattica nella disciplina "tecnologie tessili", si avvale di mezzi di comunicazione come la viva voce, la parola scritta, supporti audio visivi,la lim, immagini ecc..
    Nella disciplina vengono studiati argomenti come: le fibre tessili, i filati, i tessuti, le pelli, le pellicce, le mercerie, le macchine ed attrezzature per la confezione a livello sartoriale ed industriale nel settore tessile, le macchine per le analisi sui materiali, lo sviluppo taglie manuale e digitale con il metodo scalare e calibrato dei modelli, la sicurezza nei luoghi di lavoro in base al Dlgs 81/2008, organizzazione della produzione per un'azienda tessile, le norme per l' etichettatura di prodotti tessili, i software specifici di settore e il cad. Tali argomenti sono teorici e pratici, quindi, le immagini mi aiutano a far comprendere come sono fatti i materiali, le macchine e le attrezzature che si usano nel settore tessile-abbigliamento.
    Secondo me, per usare delle immagini per fini didattici, bisogna capire come l'essere umano le recepisce. Le immagini, in generale, vengono recepite dall'occhio umano che le trasmette nella "memoria sensoriale" (memoria visiva) . Successivamente, l'attenzione dello studente, filtra istantaneamente queste informazioni, le codifica, le organizza rendendole disponibili nella "memoria di lavoro". La memoria di lavoro non ha una grande capacità di contenimento per queste informazioni, esse sopravvivono se trasferite nella "memoria a lungo termine", e questo trasferimento viene semplificato se le nuove informazioni si uniscono a conoscenze già possedute.
    Le immagini che proietto possono essere dei disegni (schemi, grafici ecc.), foto di oggetti, figure umane, macchine, materiali/prodotti tessili, e planimetrie di luoghi di lavoro e layout di laboratori tessili per le confezioni industriali. Spesso, le immagini che utilizzo a livello didattico, le cerco sulla rete internet, su riviste, sui libri di testo, nelle aziende di settore, nelle biblioteche, o le realizzo tramite software specifici di settore (Cad, Cad/Cam, Microscopio digitale, ecc.).
    Per me, l'immagine deve essere "diretta" e deve rappresentare e/o descrivere la sintesi di un argomento teorico, l'imput iniziale per la presentazione di un nuovo argomento o un elemento che semplifica la spiegazione.
    L'immagine deve aiutare lo studente a supportare l'attenzione, minimizzare il carico cognitivo, creare modelli mentali che favoriscano una comprensione più profonda e deve attivare o costruire le preconoscenze (riconducibile alla teoria di Clark, Lyons).
    Faccio molta attenzione nella scelta delle immagini da proiettare perchè spesso valuto il significato intrinseco ed estrinseco che l'immagine può trasmettere allo studente. L'immagine proiettata, se non scelta accuratamente, potrebbe portare fuori tema lo studente, essere ridondante o avere un'eccessiva complessità e quindi compromettere o rallentare l'apprendimento.
    Spesso le immagini completano o arricchiscono la spiegazione mostrando allo studente colori, materiali, forme e particolari che non potrebbero essere ben descritti con le parole o la voce.
    Uso, a volte, le slide per le mie spiegazioni, esse contengono parole e immagini "nella giusta proporzione" per non diminuire l'attenzione dello studente. Penso che si apprenda meglio abbinando nelle spiegazioni parole con immagini (principio della multimedialità "Mayer"). Biagio Biancucci

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  12. “VERBA VOLANT SCRIPTA MANENT”, è il noto detto latino che pone l’accento sull’importanza del testo scritto rispetto a quello orale. Del resto la parola parlata è destinata a scomparire con una certa rapidità e affinchè acquisisca stabilità è necessario che venga tradotta in testo scritto.
    Nell’insegnamento non è possibile scindere la comunicazione orale da quella scritta: il docente sia come facilitatore degli apprendimenti sia come guida attenta e consapevole del processo di crescita tout -court dei suoi allievi, si serve del libro di testo, strumento prezioso, e della oralità, durante la lezione, per consentire il raggiungimento degli obiettivi.
    Nella pratica didattica la scelta del libro di testo è un momento determinante che richiede una buona capacità di analisi. Un libro corredato di immagini è, sicuramente, al primo impatto accattivante, ciò che non bisogna perdere di vista mai è il valore iconografico del testo. Le immagini devono assolutamente essere chiare, pertinenti, semplici da interpretare e non ripetitive.
    La mia materia di insegnamento, Tecnologia tessile, proprio per i suoi contenuti offre libri ricchi di immagini, prevalentemente di tipo descrittivo- rappresentativo, che illustrano le stoffe, evidenziandone la diversa trama e struttura, come se fossero viste mediante una lente di ingrandimento. Pertanto tra i concetti esposti nel testo e le immagini c’è un rapporto di complementarità. Alcune volte, però, i testi, malgrado il lavoro sui prerequisiti di base, sono troppo complessi per gli studenti dal punto di vista dei contenuti e non hanno tabelle semplificative, grafici o brevi sommari. Così, per rendere la pratica didattica più efficace, semplifico il testo mostrando al gruppo classe delle slide. All’occorrenza predispongo un glossario, questo soprattutto per le classi del primo anno, per agevolare l’acquisizione del linguaggio settoriale. Infatti gran parte delle difficoltà di comprensione di un testo derivano dal lessico concettualmente astratto che rende “ faticosa la comprensione”.
    L’immagine, nella mia attività di docente, diventa indispensabile per sollecitare il livello di attenzione degli alunni e motivarli all’apprendimento. Quando il “carico cognitivo” diventa notevole e non ho la possibilità di farmi aiutare dal libro di testo reperisco immagini, da altri libri, dai siti internet o ricorro a foto che scatto personalmente. A questo materiale aggiungo delle didascalie esplicative. Si tratta di immagini statiche che possono acquisire, all’occorrenza dinamicità, se accompagnate a dei video o alla spiegazione. La soluzione ottimale è quella di combinare in modo equilibrato immagini, testo e spiegazione.
    Barbara Teodori

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  13. Insegno materie artistiche, quindi mi trovo spesso a lavorare con immagini di opere d’arte, prestando molta attenzione alla loro funzione.
    La scelta delle immagini da usare è dettata sia dall’argomento che sto trattando sia dal contesto classe (omogeneità, presenza o meno di alunni BES, capacità di apprendimento, ecc.), tutti questi elementi determinano il grado di approfondimento degli argomenti trattati.
    In riferimento alla capacità comunicativa delle immagini, condivido a pieno quanto detto nel testo a noi consigliato in relazione alla capacità che esse hanno nel ridurre il carico cognitivo se trattasi di mappe concettuali e similari.
    In questo anno scolastico insegno “arte e immagine” in una scuola secondaria di primo grado ed ho riscontrato che l’interesse emozionale disturba l’apprendimento. Infatti vanno senz’altro evitate comunicazioni visive che stimolano l’interesse puramente emozionale o introducono dettagli selettivi fuorvianti rispetto all’argomento: l’immagine deve aiutare a focalizzare i concetti essenziali da apprendere e non spostare altrove l’attenzione. Nel mio modo di insegnare spesso sono costretto per evitare ciò a spiegare i concetti filosofici che hanno ispirato l’artista senza far vedere agli alunni l’opera, perché l’immagine indurrebbe i ragazzi ad esprimere un giudizio superficiale dettato dai propri gusti estetici. A volte per ridurre il sovraccarico cognitivo dettato da una simultaneità comunicativa dell’opera d’arte mi vedo costretto a mostrarla coprendone una parte, nascondendo così alcuni messaggi presenti in modo palese o nascosti nell’opera analizzata.
    In alcuni casi per stimolare la fantasia degli alunni leggo loro la descrizione di un evento senza l’utilizzo di alcun supporto visivo, in questo modo essi associano al racconto a seconda delle proprie sensazioni una personale immagine del fatto descritto.
    In genere un’immagine purchè pertinente, ben focalizzata e allineata alle preconoscenze dell’allievo, può aiutare a focalizzare l’attenzione minimizzando il carico cognitivo, riattivando preconoscenze o aiutando la costruzione di nuovi modelli mentali, favorendo il conseguimento di una conoscenza più approfondita e/o supportare la motivazione.

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  14. L’insegnamento della mia materia, ovvero la storia dell’arte, implica necessariamente l’uso delle immagini durante le lezioni visto che è essa stessa ad essere costituita da “immagini”.
    In questo senso trovo adeguato riferirmi ai princìpi di contiguità temporale e spaziale studiati da MAYER secondo cui l’apprendimento risulta migliorato quando parole e immagini vengono presentate simultaneamente. E in effetti risulterebbe piuttosto difficile far comprendere agli studenti l’armonia delle proporzioni del Dorìforo di Policleto o la luce ed il colore dipinti in un’opera di Monet senza averne l’immagine davanti agli occhi. Per questo mi preoccupo sempre di preparare le mie lezioni in anticipo reperendo il materiale iconografico da mostrare durante la lezione. Grazie all’uso dei mezzi informatici, riesco a reperire quasi tutto il materiale di cui ho bisogno su internet, non senza avere una certa cura nella cernita; infatti, solitamente faccio ricerche in rete scegliendo le immagini con migliore risoluzione e di dimensioni adeguate. In questa operazione, oltre alla classica ricognizione svolta con i motori di ricerca, sono molto utili i siti dedicati proprio alla storia dell’arte in cui è possibile visionare materiale di buona qualità per livello di definizione, luminosità e colore. Non disponendo di una LIM in classe, generalmente carico i file su una pen-drive e li mostro agli studenti facendo uso dell’aula computer con il videoproiettore. In questo modo ho la possibilità di descrivere l’opera proprio quando essa è sotto i loro occhi cosicché possano cogliere immediatamente il senso di ciò di cui sto parlando. Inoltre, penso che questo metodo sia importante anche perché immagini e concetti si imprimono meglio nella loro mente grazie anche alla memoria visiva.
    Ricordo con simpatia (anche se allora la cosa non mi sembrava così simpatica) una docente universitaria di storia dell’architettura che durante la lezione, pur non avendo ancora terminato la trattazione di un’opera, scorreva le diapositive mostrando già le immagini di quella successiva; non solo non vi era contiguità spaziale e temporale ma venivo presa anche da un certo disorientamento che allontanava la mia concentrazione dalla materia visto che non facevo che chiedermi perché si comportasse a quel modo! In effetti, ancora oggi mi trovo in difficoltà quando, ad esempio, nella lettura di un saggio, si fa riferimento a opere che non conosco e la cui immagine sia riportata a pagine diverse da quelle del testo (costringendomi a voltare pagina continuamente per “vedere” ciò che è descritto) o addirittura non sia riportato affatto. E se questo vale per me che, per quanto abbia ancora da imparare, ho acquisito una certa dimestichezza con la materia, figuriamoci per ragazzi che non hanno ancora un bagaglio di nozioni che li aiuti nell’associazione di testo e immagini. Valentina Bruni

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  15. Nella mia materia, Discipline Pittoriche già strettamente legata nei termini alle immagini, diventa fondamentale creare una distinzione tra la lettura, la riproduzione o la realizzazione di immagini.
    Ogni disciplina ha una sua chiave di accesso, sicuramente progressiva che la scuola codifica sviluppando, oltre che come sapere specifico, anche come sapere generale.
    Una metodologia dell’acquisizione che proceda in alternanza con una metodologia della produzione, dove funzionalità ed estetica si congiungano.
    Il digitale e le nuove tecnologie hanno spostato una parte del primo contatto, volontario ed involontario con l’esistente, che, anche se in maniera molto veloce, mantiene attiva una capacità critica di selezione gestita quasi esclusivamente su considerazioni formalizzate visivamente.
    Manufatti, libri, foto e video anche autoprodotti restano risorse indispensabili.
    L’interconnessione dei linguaggi moltiplica un risultato: dipinti con testi, testi con immagini, immagini con numeri, numeri con parole, parole con immagini e con i suoni, relazioni sempre più presenti nell’arte soprattutto in quella contemporanea.
    Vedere molto, ascoltare molto, leggere molto è vero che non sia sinonimo di altro, ma molti dei linguaggi possono essere solo sfiorati e non sempre approfonditi.
    L’uso didattico guidato porta a comprendere, memorizzare e costruire conoscenze in relazione tra loro progettando codici utilizzati contemporaneamente, strutturando e ristrutturando modelli mentali che eludano ingenui saperi ma formando saperi significativi.
    Gestire lo spazio della rappresentazione visiva leggendo e rappresentando l’invisibile disegno, concepire i toni e codificare il colore è gestione non solo materiale ma anche possibilità concettuale; un’utilità che l’insegnamento può auspicarsi.
    Roberto De Santis

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  16. “A cosa serve un libro, pensava Alice, se i personaggi non parlano e non si muovono, se non c’è né azione né suono?”(Alice nel Paese delle Meraviglie, L. Carroll)
    Se Alice fosse vissuta oggi, forse non si sarebbe addormentata su quel libro tanto noioso, sicuramente avrebbe avuto molti più stimoli per rimanere sveglia, anche tutta la notte, e perdersi fra le innumerevoli immagini e informazioni che Internet ci “offre”. Ma tanta multimedialità, che non significa più apprendimento, forse l’avrebbe indispettita ancora di più e non avrebbe generato quelle storie così fantasticamente rielaborate dalla sua mente, che tutti conosciamo.
    Come aiutare i nostri allievi “nativi digitali” a districarsi fra i diversi codici della comunicazione e ricondurre a sistema l’enorme massa di frammenti di sapere che già i media ci forniscono?
    Spesso nei libri di testo, il corredo grafico-pittorico risulta male impostato e nella loro staticità, l’attività didattica non è del tutto esaustiva. Con i supporti tecnologici più o meno presenti e sofisticati a scuola, si può riorganizzare il materiale didattico e presentarlo sotto forma di un libro “vivente” anche in termini di economia e di riutilizzazione del lavoro a distanza di tempo, fruibile a tutti.
    Nell’insegnamento della mia disciplina “Tecnologie tessili” e come designer, considero l’utilizzo delle immagini come un’attività creativa e conoscitiva, dove l’intrigante avvicinamento tra mente e medium porta in primo piano nuove implicazioni cognitive: quelle attitudinali cioè maggiori occasioni di stili cognitivi individuali e potenzialità nascoste e quelle contenutistiche-disciplinari che, per la pluralità di forme di lettura, mostra le varie angolature e la varia complessità dell’argomento in questione.
    Le immagini che utilizzo intese come visuals, il cui contenuto assume carattere iconico, rispetto a quello verbale che è simbolico, appartengono a due categorie: quelle autoprodotte come disegni, grafici, schemi, foto, infografiche e quelle reperite da Internet (manuali, riviste, film-doc on line…).
    Produrre, selezionare e scegliere le immagini, insieme alla pianificazione ed all’allestimento dell’ambiente didattico stesso (instructional design) richiede una preparazione e una ricerca a monte impegnativa e ragionata, comporta maggiori responsabilità nella costruzione del materiale da utilizzare nel corso delle attività didattiche. L’obiettivo non è quello di stupire ma quello di favorire operazioni cognitive, tenendo sempre conto dei vantaggi e dei rischi a cui si va incontro; infatti sono d’accordo con Mayer secondo cui in generale si apprende meglio se le parole sono abbinate alle immagini presentate simultaneamente e contestualmente anziché separate nel tempo e nello spazio, devono essere coerenti ed evitare la ridondanza. Preferisco utilizzare immagini statiche rispetto a quelle dinamiche, in quanto sono di miglior efficacia comunicativa e posso inserire approfondimenti visivi, fare ingrandimenti ed usare sistemi di segnalazione per evidenziare gli elementi più importanti, evitando sovraccarico cognitivo, eccessiva complessità ed uso decorativo fuori tema. Lavorare con le immagini, può aiutare il transfert della conoscenza, supportare la motivazione se alimenta interesse cognitivo e non emotivo e possono essere utilizzate in altri contesti (Clark, Lyons).
    Chissà se Alice oggi si sarebbe entusiasmata di più ad esempio con una LIM? Sicuramente questo vero e proprio “ambiente di apprendimento”, l’avrebbe stimolata a manipolare meglio i contenuti anche attraverso attività metacognitive e forme di collaborazione e condivisione con tutti i protagonisti-attori della scuola, nessuno escluso. Debora Marziani

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  17. Insegno materie dove non si può prescindere dalle immagini, che cerco nei libri di testo, riviste di settore, biblioteca, art dossier, internet, riadattandole alle mie necessità curriculari. Il più delle volte produco io stessa immagini o grafici che siano adatti alla classe, e singolarmente ai diversi alunni che ho di fronte. Per storia del costume, per la parte teorica, realizzo dei grafici ad albero, dove metto al centro la civiltà e a scendere pongo una serie di domande guida atte alla comprensione di quella e di ogni altra civiltà. Questo è il primo input, poi gli alunni a casa dovranno fare riassunti aiutandosi con i miei schemi, corredandoli con il rilievo delle immagini presenti sul libro e facendo delle frecce dove scriveranno delle note a margine circa i nomi e la descrizione del capo. Per la parte iconografica della disciplina, invece presento delle immagini alla LIM, diverse da quelle del libro di testo, ed induco loro a fare un’ulteriore ricerca su libri di storia dell’arte, art dossier, internet, (in maniera guidata per evitare il carico cognitivo, la distrazione e disorientamento propri delle nuove tecnologie), ecc., affinché comprendano che per una buona ricerca c’è bisogno di un confronto continuo. Per le discipline disegno professionale e modellistica il discorso cambia, in quanto le immagini non sono solo di aiuto all’apprendimento, ma sono il contenuto didattico stesso da apprendere. Per alcuni ragazzi, diventa molto più complesso che comprendere un testo scritto, poiché una serie di linee, costruite sulla base di calcoli matematici, può essere motivo di difficoltà e quindi scoraggiamento. È in questa situazione che emergono le prime fragilità di alcuni, come le varie dislessie, la bassa autostima ecc… Queste materie, sono un’arma a doppio taglio, poiché, seppur molto belle e affascinanti, nascondono difficoltà intrinseche che possono deludere e scoraggiare anche gli allievi più motivati. Per evitare tali “catastrofi” cerco di presentare le immagini ed i grafici in una visione d’insieme, facendo capire qual è l’obiettivo finale, e ribadisco sempre che ci si arriva per gradi, linea dopo linea, dopo vari passaggi. Cerco di usare la “Guideline 8” scomponendo i grafici, scorporandoli e rendendoli sequenziali, lezione dopo lezione; il grafico di una gonna dritta che normalmente si fa in 15 minuti con la classe si fa in 3 o 4 lezioni, se non ci sono troppi assenti o casi di incomprensioni gravi. A quel punto si ricomincia da capo, perché bisogna pensare che per queste discipline non ci si può neanche facilmente far aiutare a casa o dal libro senza una guida vicino, in quanto se non si è recepito il contenuto della lezione a scuola, il tutto appare come un codice criptato. In queste materie le immagini hanno un alto carico cognitivo, poiché nell’insieme, per la riuscita del grafico, gli alunni devono tener presente in maniera parallela 3 immagini: quella del figurino finito e scomporla per livelli, quella del rilevamento delle misure e, la più complessa, quella della realizzazione grafica, per la quale come ho già detto cerco di scomporre il più possibile e di usare performance aids, “guide operative” dove nomino i segmenti con le lettere e attribuisco ad ognuno il suo nome, in corrispondenza dei livelli del corpo umano, del significato nel figurino, e il calcolo matematico con il quale si ottiene; il tutto che sia atto a costruire modelli mentali, prerequisiti fondamentali per gli obiettivi futuri. Uso colori, grassetti, tratteggi o come suggerisce Mayer parole abbinate ad immagini. Queste lezioni non possono durare più di 20 minuti, il resto del tempo è dedicato alle correzioni individuali. Non è facile per me né per loro, è una sfida continua. È con queste materie che metto a dura prova tutta la mia competenza e creatività, producendo schemi o adottando espedienti che siano il più possibile di ausilio all’apprendimento. Biagetti Caterina

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  18. La ricerca continua del materiale da proporre permette un costante utilizzo dei mezzi di acquisizione, sia per le immagini che per quant’altro necessario nelle lezioni e ciò aiuta a non distaccarsi,ma a mantenersi aggiornati su nuovi sistemi di essa.
    Imparando così metodi e sistemi di linguaggio che aiutano nell’iterazione generazionale fra figure come docente ed alunno. Questa attività potenzia il processo di apprendimento (metacognizione).
    Anche se per gli autori del carico cognitivo la comunicazione visiva-multimediale ne impone un maggiore sforzo, nelle mie lezioni utilizzo spesso mezzi tecnologici. Nell’insegnare disegno e storia dell’arte nelle lezioni l’utilizzo della Lim e in power point fanno si che l’interesse e l’apprendimento possono aumentare. L’expertise dello studente è aumentato dal momento in cui alle immagini vengono date parole chiavi. All’immagine statica preferisco quella “semi-dinamica” partendo con la presentazione dell’opera per poi approfondire con ingrandimenti.
    Le immagini/testo dovrebbero essere essenziali e integrate.
    Daniele Di Fiore

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  19. Insegnando storia dell’arte, per quanto mi riguarda, l’uso delle immagini è fondamentale. Nell’ambito della disciplina è prevista l’analisi delle opere, cosa che sarebbe impensabile e poco proficua se effettuata senza che l’alunno abbia visto le opere almeno in foto. Per uno studio della storia dell’arte completo bisogna quindi avviare con gli studenti un discorso di riflessione sull’immagine, insegnargli a saper svolgere un’analisi iconografica e iconologica in riferimento all’opera d’arte, confrontare l’immagine con altre fonti in maniera tale da attivare le preconoscenze dell’alunno; inoltre l’immagine deve fungere anche da promemoria visivo. Bisogna insegnare agli studenti a concentrare l’attenzione prima sull’insieme dell’immagine e poi su alcuni punti essenziali in modo tale da farli attingere ai prerequisiti posseduti a riguardo e che siano quindi capaci di coglierne i nessi. A riguardo gli studi sulla teoria della percezione e sulla psicologia della forma provenienti dalla psicologia della Gestalt ci vengono in aiuto. Questa teoria della percezione specificamente rivolta all’arte ci aiuta ad analizzare gli elementi necessari per la lettura di un’opera d’arte come l’equilibrio, la forma, lo spazio,la luce, il colore ed il movimento. Per la lettura di un’immagine (ad esempio di un quadro o di una statua) nelle mie lezioni di storia dell’arte spesso mi affido a presentazioni di slide (tramite Power Point o Pro Show) dove presento in sequenza le immagini (tratte da scansioni o da internet) che riproducono le opere prese in esame, ma parallelamente mi affido anche al libro di testo dove accanto alle immagini lo studente può affidarsi alle spiegazioni del libro. In questo caso vale per me il principio della multimedialità di Mayer secondo cui si apprende meglio da parole abbinate a immagini (sempre ammesso che l’immagine in questione sia ben connessa al testo a cui si riferisce e che tra essi vi sia “pertinenza e complementarietà integrativa”). “La parola può e deve aspettare che la mente distilli i principi generali che i sensi possono afferrare, concettualizzare ed etichettare. Estrarre tali principi da un’opera d’arte è un principio laborioso” in cui è necessario dare agli alunni tutti gli strumenti per alleggerirne il carico cognitivo e semplificarne la lettura, cioè saperne afferrare gli elementi essenziali.
    “Se la visione di un’immagine è una conquista attiva di che cosa ci si impadronisce? Di tutti gli innumerevoli elementi o di alcuni soltanto?” la teoria della percezione ci dice che nel vedere si afferrano prima configurazioni strutturali particolarmente evidenti secondo un processo denominato “generalizzazione”. Tuttavia prima ancora di studiare l’immagine in generale per poi passare ad uno studio più specifico vorrei che i miei studenti si soffermassero a chiedersi che sensazioni essa provoca in loro, a porsi delle domande in riferimento all’opera che in quel momento hanno di fronte: che emozioni provoca in loro, positive, negative”, che cosa ha voluto trasmettere l’artista? ecc”. A volte ho la sensazione che negli alunni si sia assopita la capacità innata di comprendere attraverso gli occhi e credo che sia compito dei docenti risvegliare in loro questa capacità, insegnargli a “vedere” e vedere è esso stesso un atto creativo.

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  20. La vista è la nostra principale fonte di informazione sul mondo circostante. Come veicolare questo flusso di immagini che continuamente passa attraverso gli occhi delle giovani menti?
    L'immagine,infatti, ha un ruolo sempre più importante nella vita quotidiana dei giovani, non c'è nulla purtroppo, nel nostro sistema educativo, che ci porta ad appropriarci di queste immagini nel modo giusto, resta a noi adulti proporle in modo adeguato e dar loro un nuovo contesto.
    Per quanto riguarda la mia materia, Laboratori tecnologici ed esercitazioni, l'immagine è veicolo e soggetto stesso dell'apprendimento. L'obiettivo principale di questo insegnamento è di far apprendere all'allievo le procedure necessarie per la realizzazione di un capo di abbigliamento, e quale modo migliore, se non con l'utilizzo di immagini? "Le immagini sono di sostegno per l'attività cognitiva a ciò che si deve apprendere", dice Ausubel, in questo caso la definizione calza a pennello.Inizialmente, la ricerca di un' immagine rappresentativa del capo proposto mette l'allievo nelle condizioni di associare l'immagine alla realtà oggettiva, cattura la sua attenzione, aprendo dei canali di conoscenze pregresse e lo motivano nella progettazione e realizzazione del compito da svolgere. Attraverso dei grafici scomposti e semplificati, con accanto un testo schematizzato delle operazioni matematiche da compiere, e coadiuvato da una spiegazione orale di ogni passaggio, l'allievo riesce a riprodurre in carta, e successivamente in tessuto,il capo proposto.Questa sequenza di processi aiuta l'allievo nella costruzione di nuovi modelli mentali. Molto spesso i libri di testo, sulla Modellistica di base, hanno delle imperfezioni, sono troppo prolissi o danno spazio all'interpretazione, quindi i grafici vengono autoprodotti, rielaborati ed riorganizzati, in modo da poter essere compresi da tutti,(o almeno ci si prova) anche da allievi con difficoltà di discalculia e disgrafia, poichè la materia porta a galla, quasi sempre, le fragilità di questi ragazzi.
    Attraverso questi step, credo che il carico cognitivo venga minimizzato e non ci siano ridondanze tra immagine-testo-parola. Certo la tecnologia, come la LIM, nei laboratori aiuterebbe l'insegnante nel proprio lavoro, lo renderebbe più veloce ed immediato, solo se tutte le istituzioni scolastiche fossero attrezzate e non avessero una sola Lavagna Interattiva Multimediale per Istituto.

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  22. Come reperite le immagini che usate in relazione alla vostra disciplina? Come usate, didatticamente, le immagini nelle vostre pratiche di insegnamento?
    Le immagini che utilizzo nella mie lezioni disciplinari, le reperisco dagli IPERTESTI del WEB scaricati su DVD in cui, testo, suoni e immagini combinate insieme, creano un unico supporto da leggere. Oggi, la multimedialità ha convertito il personal computer in un mass-media capace di trasformarsi in TV, Radio o Telefono oltre che in libro. Usufruisco anche di altri dispositivi, come la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), entrata ormai a far parte dei nuovi sussidiari didattici multimediali della scuola italiana. E’ molto importante formare i ragazzi con le metodologie esposte. Questo sistema cambia la prospettiva pedagogica dell’insegnamento e dell’apprendimento, in quanto promuove una pedagogia della diversità, intesa come valore aggiunto.
    Appartengo a coloro che utilizzano abitualmente media diversi durante le lezioni, perché l’introduzione di immagini con l’ausilio della tecnologia per la mia disciplina, è fondamentale al fine del rinnovamento dei processi di apprendimento. Per le materie d’insegnamento di tipo tecnologico, in continua evoluzione, i sussidi didattici multimediali, ci consentono di interfacciarci con il mondo più rapidamente. Mediante un televisore, un proiettore o un computer, gli alunni possono osservare le fotografie e documenti vari, ponendoli di fronte a ragionamenti e la risoluzione di problematiche che un libro si testo non può offrire. In questo modo si apre la mente a nuove comunicazioni e scambi con il docente, evitando la replica di stantie proposte didattiche, sfruttando anche il coinvolgimento emotivo del discente. L’insegnante deve adottare la strategia dello Scaffolding, ossia la fornitura di appoggio e stimolo.
    Firmato: Pina Saltarelli.

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  23. L'uso delle immagini è un elemento fondamentale nella comunicazione moderna. Non a caso spesso si parla di memoria fotografica. Nella disciplina che insegno (Disegno e Storia dell'arte) l'utilizzo delle immagini è parte integrante per l'apprendimento, vedere è tutto. Le immagini vengono usate e riadattate secondo le necessità personali e ci permettono di arrivare a coltivare modelli mentali e a cogliere l'essenziale. In tal senso ci si avvale di supporti digitali e non solo, facendo riferimento spesso al principio della multimedialità di Mayer, per cui parole e immagini vengono presentate insieme. Uno dei metodi principali a cui ricorro sono le slide, composte essenzialmente da immagini che vengono accompagnate da poco testo o frasi sintetiche o comunque elementi ben selezionati. La lezione è preparata con debito anticipo e in modo adeguato al fine di permettere un elevato grado di apprendimento. Nel reperire le immagini spesso faccio riferimento al web, a siti specializzati, a foto personali e anche al supporto, forse più scontato, che è il libro di testo. Nella ricerca delle immagini su internet cerco di fare una selezione relativa alla risoluzione e alla qualità di quest'ultime per ottenere una giusta lettura e poter cogliere anche i particolari delle opere analizzate. Spesso le immagini scaricate vengono affiancate ai libri di testo, dove spesso le foto delle opere sono piccole e non sempre ne permettono una buona lettura. Nello studio dei periodi seleziono le opere più importanti e significative cosi da poter definire i caratteri generali della corrente artistica in questione per poi passare ad un'analisi accurata dell'opera presa in esame. Un altro elemento a cui far riferimento è l'uso e la differenziazione tra immagini statiche e dinamiche. In alcuni casi faccio uso di immagini dinamiche tramite filmati o visite virtuali di alcune opere o di musei cosi da simulare una visita che in realtà spesso non può avvenire. Talvolta bisogna stare attenti all'uso di questi strumenti che creano un sovraccarico nell'alunno che non riesce a cogliere appieno i caratteri essenziali e più significativi delle opere. Non avendo a disposizione la Lim faccio sempre uso di proiezioni tramite computer. Nel disegno come nella storia dell'arte faccio uso di immagini tramite la rappresentazione e le varie tecniche bidimensionali e tridimensionali di restituzione di un 'opera o di un oggetto. Ritengo che la tesi di Ausubel per cui le immagini sono una valida base a sostegno dell'apprendimento sia fondamentale per aumentare l'interesse e dare maggiore motivazione ai ragazzi.
    Raffaella Sciullo

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  24. L'immagine fotografica è al centro delle attività didattiche relative all'insegnamento della Tecnica fotografica. E', contemporaneamente, un oggetto di osservazione e studio e il prodotto di attività laboratoriali e di esercitazioni. Le fotografie sono integrate da altre tipologie di immagini. Grafici e schemi hanno, in alcuni casi, un ruolo centrale nella comprensione e nell'utilizzo della macchina fotografica, costituendo delle vere e proprie guide operative e performance aids.

    La ricerca di immagini (2.1) è un processo che avviene durante tutto l'anno scolastico. La necessità di reperirle nasce da esigenze didattiche e di progettazione e dall'interazione con gli studenti. La strategia che utilizzo è quella della differenziazione delle fonti: da quelle cartacee (monografie, riviste specializzate, periodici e quotidiani, pubblicità e materiali promozionali) a quelle digitali (archivi on line, siti web, forum, blog, social network). Nel tempo, ho assemblato un archivio personale, costituito da immagini prodotte ad hoc, in relazione a temi o argomenti specifici della programmazione didattica. L'archivio dei lavori realizzati dagli studenti è un'altra fonte utile: sia dal punto di vista del rinforzo della motivazione (ad esempio, per evidenziare dei miglioramenti nel corso dell'anno scolastico), sia per lo sviluppo di capacità metacognitive (ad esempio, per analizzare come uno stesso tema/soggetto sia stato affrontato da studenti o gruppi differenti).

    Di fatto, viviamo in un contesto sociale e culturale in cui la pervasività delle immagini (in particolare, di quelle fotografiche) fa sì che il problema non sia quello di reperire delle fotografie, ma – come per le informazioni in genere – di discriminare quelle affidabili e funzionali ai fini didattici. Per affrontare questi aspetti, cerco di collegare la ricerca di immagini a delle domande guida (a degli obiettivi didattici, alle caratteristiche delle attività laboratoriali, ecc.) e di operativizzare queste domande, evidenziando i criteri di scelta. In alcuni casi, le domande scaturiscono dalla progettazione didattica, in altri – come accennato in precedenza – sono stimolate dall'interazione con gli studenti, come approfondimenti o come richieste di chiarimenti. Con le classi avanzate, inoltre, svolgo delle esercitazioni, delle attività guidate di ricerca di immagini, soprattutto on line.

    L'utilizzo delle immagini (2.2) varia in relazione alle metodologie didattiche adottate. Nella fase iniziale o nell'introduzione di nuove tecniche, le immagini (fotografiche, in particolar modo) rappresentano delle sintesi efficaci, degli anticipatori per comunicare quali saranno gli effetti e gli obiettivi delle tecniche stesse. In alcuni casi, consentono di collegare queste informazioni alla realtà quotidiana e alle preconoscenze degli studenti.
    Grafici e schemi costituiscono un'integrazione utile nei casi in cui adotto un approccio tutoriale e di modellamento (ad es. per illustrare una procedura di utilizzo della macchina fotografica, riducendo il carico cognitivo di informazioni complesse o difficilmente visualizzabili). Le fotografie sono, spesso, oggetti di osservazione e studio (per rappresentare gli effetti di una scelta tecnica, compositiva o linguistica). In alcuni casi sono oggetto di interpretazione e lettura (ad es. per formulare ipotesi sulle scelte che le hanno prodotte o sui risultati a cui avrebbero condotto scelte differenti). Sono, inoltre, oggetto di progettazione e realizzazione in esercitazioni, di laboratorio o autonome, degli studenti. Proprio in relazione a quest'ultimo aspetto, le fotografie realizzate dagli studenti sono oggetto di osservazione e valutazione, intesa non solo come traduzione sintetica della corrispondenza tra le caratteristiche dell'immagine e una serie di indicatori, ma anche come possibilità di fornire dei feedback agli studenti circa lo stato del loro apprendimento.

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  27. PER SARA STAFFILANO
    (NOTA Sono Antonella Servili, la Tutor PAS; Sara, per problemi tecnici, non può inserire direttamente il suo commento e mi ha pregato di farlo al posto suo, naturalmente mandandomi quanto da lei scritto.
    Mi chiede di precisare che mi ha inviato la risposta sabato 17 in mattinata e che l'inserimento fatto oggi, lunedì 19, dipende solo da me che scrivo, non avendo avuto io accesso ad internet per tutto il finesettimana. )

    Nella comunicazione vi sono diversi codici, come: la parola scritta, l’immagine statica o dinamica e l’audio. In base al loro impiego e alla loro integrazione, l’apprendimento può essere più o meno efficace. Nella presentazione scritta o orale, cerco sempre di rimarcare, utilizzo quindi una “segnalazione”. Nel testo scritto, soprattutto alle medie, sui libri di storia dell’arte, faccio far sempre la questionizzazione del testo esaminato. La comprensione del testo si trasforma in una sorta di problem solving; è un modo quindi per comprendere meglio il testo perché l’alunno inizia a porsi delle domande e a cercare il concetto del testo. Molto utile è trattare l’argomento motivandone l’importanza, sollecitare le preconoscenze dell’allievo, esaminare il testo di studio e selezionare o assegnare degli esercizi adeguati a ciò che dovranno studiare. Anziché affrontare una lezione espositiva, fare un intervento didattico che sarà utile per studiare autonomamente il testo. Inoltre se si dovesse abbinare una presentazione orale con le slide scritte, ricordarsi sempre che la slide deve focalizzare termini e concetti essenziali, mentre il testo orale che accompagna la slide, deve esplicitare, arricchire ciò che ho sulle slide. Le materie in cui insegno, sono Arte e immagine alle medie, (la vecchia educazione artistica), e Disegno e storia del costume alle superiori. Entrambe le materie, concorrono alla formazione umana maturando le capacità di comunicare, chiarire e esprimere il proprio mondo interiore mediante i linguaggi propri della figurazione e anche mediante tecniche nuove; sviluppa le capacità percettive; favorisce la lettura e la fruizione delle opere d'arte e degli stili dell’abbigliamento nel tempo e l'apprezzamento dell'ambiente nei suoi aspetti estetici. L'immagine è un messaggio, cioè una sequenza di segni, suoni, forme, ecc., con la quale si intende comunicare qualcosa. I ragazzi devono imparare che si può comunicare anche senza utilizzare le parole, non si rendono conto di quanto una musica, un’immagine, una foto, una pubblicità, possano essere più incisive di una parola! Non va persa di vista, tuttavia, l'opportunità di distinguere le immagini che derivano dalle attività del disegnare, dipingere, modellare, incidere, dalle immagini che rimandano alle tecnologie dei mezzi di comunicazione di massa, quali, telecamera, cinepresa, macchina fotografica, ecc... L’immagine, vale più di 100 parole e quindi sono molto utili nell’apprendimento, ( per immagine si intende un disegno, un’illustrazione, un grafico, uno schema, una foto, un modello, un’animazione, un video, una realtà virtuale, ecc.). Bisogna saper scegliere le immagini, altrimenti si rischia di non favorire apprendimento, infatti, ci sono molti casi in cui l’immagine è puramente decorativa, fuori tema e quindi può rimanere troppo complessa per essere compresa e può quindi risultare una difficoltà aggiuntiva. Nell’insegnamento delle mie materie, sono molto vicina a quello che propone Mayer. Infatti, è vero che si apprende meglio se si abbinano parole con immagini piuttosto che sole immagini, oppure, presentare parole e immagini simultaneamente, questo solitamente lo faccio in arte ma anche nella storia del costume, altrimenti i ragazzi non riuscirebbero a capire l’opera d’arte o l’abbigliamento solo dalle parole, ci regala una lettura più veloce e semplice.

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  28. PER SARA STAFFILANO 2
    L’immagine è sempre più immediata. Importante anche tenere sempre alta l’attenzione, facendo evidenziazioni o sottolineature, sia nelle slide o su appunti trascritti alla lavagna. Le immagini che io reperisco nelle mie materie artistiche, le trovo spesso sui vari libri di testo di storia dell’arte, di storia del costume, su internet nei siti di arte e in quelli di moda. Sono molto utili i video delle sfilate, o l’utilizzo di immagini di capi di sfilate contemporanee o del passato per poter fare anche un “viaggio” storico – stilistico - culturale evolutivo di un dato capo o anche dello stile. Tutto ciò lo si può reperire sui siti come: Style.it, Marieclaire.it, Vogue.it, ecc. Cerco di utilizzare anche i giornali di settore, come Vogue, Fashion, inserti di sfilate all’interno dei giornali, sempre per attualizzare la materia. Inoltre cerco sempre di integrare il libro di testo dei miei ragazzi con le immagini che hanno e con quelle che metto a disposizione io. Interessante è quello che ci dice Clark, sulle immagini statiche e in movimento. Personalmente, sono d’accordo con lui che dice che l’immagine statica è migliore. Se penso però a due mie lezioni fatte con la proiezione di un film o uno spezzone di film, ricordo che ai ragazzi è piaciuto molto e hanno compreso di più ciò di cui si parlava invece di trattare solo immagini del libro. Infatti, quando in terza media ho parlato dell’Action Painting e di Pollock, ho fatto vedere le opere prodotte da lui, ma anche come le realizzava nel film “ Pollock”; in una lezione sul costume egiziano, ho fatto visionare il cartone della Disney, “Il principe d’Egitto”, molto utile a far respirare la stessa aria di questa civiltà “faraonica”, oppure per avvicinarmi più a loro, abbiamo parlato del vide musicale di K. Perry, “Dark horse”, in cui, viene proposto una rivisitazione moderna del mondo egiziano.

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  29. La materia che insegno prende il nome di Tecnologie Tessili, all'interno di un programma di studio dell' istituto professionale che prepara i ragazzi a diventare tecnici che intervengono nei processi di lavorazione, fabbricazione, assemblaggio e commercializzazione di prodotti dell'abbigliamento.
    Per capire come l'immagine possa introdursi nel processo di apprendimento di tale materia, descrivo a grandi linee la programmazione che svolgo durante i due anni (almeno fino all'ultima riforma). Il primo anno si insegna : tipi di fibre , i tipi di filato, la filatura, i tessuti a navetta e a maglia, i finissaggi e la stampa ecc .Il secondo anno: classificazione dei tessuti, controllo tessuto, l'etichettatura,classificazione del materiale da merceria e per interni, ecc.
    Ho quindi il modo di utilizzare vari tipi di immagini, che per la maggior parte sono statiche (illustrazioni, foto e modello statico), con funzioni tra loro molto diverse.
    Per quanto riguarda la parte sulle fibre tessili, lo scorso anno mi sono trovata a impostare le lezioni attraverso la proiezione di slide, composte da immagini in cui hanno essenzialmente la funzione comunicativa,cioè di rappresentare la realtà nel modo più simile possibile, insieme a un breve testo scritto con lo scopo di focalizzare alcuni concetti.
    Questo in virtù del fatto che il testo adottato non illustrava in maniera molto esaustiva gli argomenti da trattare e dove il principio di continuità temporale e continuità spaziale, e sopratutto quello di coerenza tra le immagini e il testo risultava al quanto carente. Sono riuscita, quindi, a reperire immagini, facendo delle ricerche su internet usando altri testi sull'argomento, o ancora usando riviste del settore.
    La motivazione principale che mi ha spinto ad usare uno strumento nuovo è stato quello di usare le immagini per supportare l'attenzione, per orientare l'attenzione dei ragazzi sulle parti più importanti dell'argomento e cercare di rendere minimo il carico cognitivo. Infatti i precedenti anni avevo notato su questi tipi di argomenti poco interesse e una certa incapacità di estrapolare gli elementi fondamentale per ogni tipo di fibra studiata.
    In ciò si ritrova anche una mia predilezione per il codice comunicativo che è l'immagine, provenendo io da studi in cui il disegno e quindi le immagini prodotte, devono essere comprese di per sé senza elementi aggiuntivi di spiegazione (laurea in architettura).
    L'esperimento diciamo che ha avuto dei discreti risultati, le ragazze erano ben disposte verso questo tipo di strategia comunicativa, supportata come sempre da una lezione euristica (almeno come tentativo). Ho riscontrato solo un mio piccolo errore nella costruzione delle slide, e quindi nelle efficacia nell'uso di esse in quanto sotto l'insistenza delle ragazze, nelle ultime lezioni mi sono ritrovata a scrivere su ogni diapositiva più di quanto fosse necessario, in questo modo loro hanno potuto evitare di prendere appunti e hanno copiato le informazioni direttamente sullo schermo. Ciò per una mia sbagliata valutazione del livello di metacognizione delle stesse e di non aver tenuto conto dell'expertise della classe.
    Per atri tipi di argomenti uso immagini esplicative, molto utili per esempio nel far capire agli allievi il funzionamento del telaio a navetta, o le armature cioè la rappresentazione su carta del tessuto con indicazione dell'intreccio dei filati. Mentre per quanto riguarda il secondo anno in cui l'argomento principale risulta essere la classificazione dei tessuti, la sola immagine può aiutare ma rimane necessario avere i campioni dei tessuti per poter essere toccati e valutare caratteristiche che ad un analisi visiva sfuggono, come la pesantezza, la mano ecc.
    Teresa Anania

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  30. L’avvento della multimedialità, l’introduzione delle tecnologie didattiche, l’uso degli strumenti della comunicazione e dell’informazione, spingono ogni docente non solo ad una profonda riflessione sui mutati processi di apprendimento, ma anche a modificare alcuni aspetti legati alle proprie pratiche e strategie di insegnamento.
    L’innovazione apportata dall’utilizzo dei linguaggi multimediali e dall’uso delle immagini comporta la creazione di un nuovo ambiente di apprendimento corrispondente alle modalità di pensiero degli alunni e, allo stesso tempo, capace di “intercettare” e proporre attività didattiche connesse ai processi di conoscenza ed elaborazione mentale basati su problemi attivi, immediati, reali, attuali e su strategie di apprendimento socialmente condivise.
    Utilizzare le immagini nelle proprie pratiche di insegnamento significa, secondo la mia esperienza, offrire agli alunni spazi, tempi, modalità nuove per riflettere, rielaborare, discutere, ragionare insieme, cercando di costruire una conoscenza secondo una “logica di rete” (il Networking di Siemens e Downes). Ciò implica anche l’adozione di diverse metodologie di insegnamento che coinvolgono l’alunno in situazioni di apprendimento autentiche, allargate, motivanti e significative. È con questa finalità che cerco di reperire le immagini da usare nella mia disciplina. Di solito seguo il principio della chiarezza e dell’essenzialità.
    Secondo me, le immagini hanno reale efficacia didattica quando ci permettono di attivare negli alunni processi di apprendimento e di comprensione profondi e partecipati, favorendo quel transfert della conoscenza che dovrebbe far parte del lavoro costante della scuola.
    Nella mia disciplina, Tecnologie Tessili, l’utilizzo delle immagini risulta di grande efficacia per favorire una maggiore comprensione delle caratteristiche delle fibre, filati, tessuti, dei relativi processi operativi e macchinari del ciclo industriale. Utilizzo spesso grafici e schemi che trascrivo alla lavagna e che mi servono per presentare e anticipare chiaramente l’obiettivo generale e gli obiettivi intermedi di ogni modulo didattico, il metodo da seguire per affrontare i nuovi contenuti e i materiali occorrenti.
    Ciò mi consente di sollecitare le preconoscenze degli alunni sull’argomento e di tenere conto, così, della loro precedente expertise. Durante le esposizioni orali mi avvalgo di immagini statiche, tratte da alcuni miei manuali specifici di settore – fotografie, disegni, illustrazioni – che consentono agli alunni di avvicinarsi a questa disciplina nel modo più concreto possibile, attenuando così il disorientamento tipico di chi “entra” per la prima volta in un settore produttivo.
    Penso che le immagini e gli schemi concettuali semplificati siano di grande aiuto per supportare l’attenzione e la motivazione (Clark, Lyons) dei ragazzi, in quanto permettono loro, di volta in volta, di fissare i contenuti appresi, di riflettere, di confrontare… Per lo stesso scopo utilizzo immagini reperite da internet, video, DVD e anche la LIM. Inoltre, l’uso dei mediatori nella didattica consente la personalizzazione degli apprendimenti. Infatti la possibilità di utilizzare contemporaneamente illustrazioni, grafici, schemi, filmati, video e animazioni, a supporto delle spiegazioni del docente, favorisce il processo di inclusione per tutti gli alunni, basti pensare a chi ha problemi di dislessia, disabilità o a chi è straniero…
    Sono del parere che ogni tipo di tecnologia e di strumenti introdotti nella didattica metta sempre in atto cambiamenti nei processi e nelle modalità di apprendimento/insegnamento e che la loro positiva gestione vada inquadrata in un contesto di tipo pedagogico, nel suo significato etimologico più ampio di “accompagnamento”. Dunque il compito dei docenti è quello di aiutare gli alunni a utilizzare consapevolmente questi strumenti, realizzando una didattica in linea con il principio “dell’imparare ad imparare”.

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  31. Nella mia disciplina di insegnamento, utilizzo le immagini reperite in rete o da qualsiasi testo cartaceo: libri, riviste, etc. A mio avviso, la scelta delle immagini da adottare é fondamentale per iniziare un nuovo argomento. Con le prime classi, in disegno professionale, seleziono immagini più semplici da elaborare insieme alle allieve per la progettazione di capi base di abbigliamento, ma, per approfondire l'argomento, è necessario che anche loro a casa svolgano una ricerca su riviste o internet. Lo stesso discorso è valido anche per le alunne delle classi IV e V, le quali, attraverso la mia lezione in classe sia espositiva che anticipativa, una volta scelto il tema, dovranno elaborare una ricerca di immagini per la progettazione di una collezione di moda.
    Per trasformare una lezione più esplicativa e non avendo a disposizione in classe la LIM, carico su una pen-driver alcune sfilate di moda di stilisti contemporanei e, usufruendo dell’aula computer, con il video proiettore trasmetto le sfilate. In questo modo, posso descrivere lo stilista che ha ideato la sfilata,l'abito,il colore e le immagini.
    Per la spiegazione dell'abito nei suoi particolari (colori, tessuti, accessori, etc.), utilizzo questo metodo anche in Storia del costume. Inoltre, presento alla classe anche delle mappe concettuali con collegamenti di ogni civiltà dove gli alunni, anche questa volta, dovranno approfondire da casa attraverso biblioteche,testi o internet.
    Per ogni argomento svolto, chiedo un elaborato grafico sia dell'abbigliamento maschile sia di quello femminile con rispettive descrizioni, facendo in modo che l'allievo possa ricordare l'abito progettato.
    Condivido pienamente il pensiero di Mayer, secondo il quale si apprende meglio se le parole sono abbinate all'immagine piuttosto da sole parole. Utilizzo, quindi, il principio della contiguità temporale cioè presentando le immagini contemporaneamente abbinate alla teoria in modo che il testo sia più esplicativo. Inoltre, condivido anche quanto detto dal testo analizzato ossia che a volte l'immagine non aiuta, anzi ostacola l'apprendimento. Cerco, in tal caso, di evidenziare elementi fondamentali ed eliminare ogni informazione inutile usando un linguaggio semplice, chiaro e riducendo così il carico cognitivo.
    Elisabetta Scotti

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  32. Mi ritrovo spesso, nella mia materia (modellistica e confezione), a realizzare immagini tracciando linee tramite calcoli e ad utilizzare delle immagini per favorire l’apprendimento. I libri di modellistica sono spesso piene di informazioni, calcoli,immagini,schemi e linguaggi troppo tecnici che per i novelli è causa di eccesso di carico cognitivo. Cerco quindi di farlo adoperare poco, e semplifico la parte tecnica con l’utilizzo di semplici schemi associati ai colori per le linee orizzontali e verticali e frecce con su annotati i calcoli. Nel biegno gli allievi non conoscono le giuste terminologie e non captano facilmente di cosa si sta parlando(per esempio se spiego in 1°moda la “gonna a teli” non sanno com’è fatta) e in quel momento mi avvalgo dell’aiuto dell’immagine (secondo Mayer si apprende meglio da parole abbinate all’immagini piuttosto che da sole parole)si attiva così la preconoscenza che aiuta la costruzione di nuovi modelli mentali . Gli allievi una volta visualizzata l’immagine identificano le caratteristiche del capo e nell’elaborarlo già sanno come tracciare lo schema ed andare avanti con il proprio compito. In questo caso l’immagine ha il ruolo di illustrare la lezione, di illuminare il discorso e di sollecitare l’attività cognitiva per meglio apprendere e meglio acquisire un concetto. Per trovare le giuste immagini faccio delle ricerche iconografiche su vari libri di moda, riviste o navigando su internet. È importante cercare immagini chiare, che non siano fuori tema, decorative o complesse da essere comprese. Con il passare del tempo gli allievi grazie allo studio dell’immagini e all’associazione di essa agli schemi realizzati, saranno in grado di leggere l’immagine (figurino di moda) interpretarlo e analizzarlo. L’immagine richiede quindi il possesso di conoscenze tecniche quando si tratta di produrlo graficamente in modo coerente.

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  34. 2.1 come reperite le immagini che usate in relazione alla vostra disciplina?
    2.2 come usate didatticamente le immagini nelle vostre pratiche di insegnamento?

    “Un immagine vale piu’ di 100 parole”. Questa frase esprime e sintetizza quello che avviene nell’insegnamento della mia disciplina. Il mio insegnamento consiste nell’indicare le metodologie di costruzione di figure geometriche piane, atte a formare un capo di abbigliamento e nell’indicare tecnologie e processi necessari a comporre i grafici realizzati. Le immagini che impiego risultano di fondamentale aiuto alla spiegazione orale, favorendo una comprensione piu’ profonda e che riesce a fissarsi piu’ efficacemente, nella memoria a lungo termine dello studente. Le tipologie di immagini che utilizzo sono di vario genere e vengono riviste, a parita’ di argomento, anche in base al contesto classe con cui mi trovo ad interagire. Infatti in alcune classi lo stesso concetto viene compreso con la presentazione di semplici schemi, mentre altri studenti hanno bisogno di “rinforzi”. Faccio un esempio: lo scorso anno scolastico ho insegnato ad una classe che malgrado fosse terminale del percorso di studi, non avesse ancora chiari i concetti base della mia disciplina, di larghezze e circonferenze e nonostante avessi proposto le collaudate spiegazioni orali supportate dai collaudati schemi, che solitamente risultano efficaci, il concetto rimaneva per alcuni studenti ancora confuso. In tale situazione ho variato la strategia di apprendimento, richiedendo di individuare una foto personale a ciascun studente e indicarvi con un cerchio le circonferenze e con una retta le larghezze. Lavorando sulla propria immagine, anche gli studenti piu’ in difficolta’ sono riusciti a costruirsi il proprio modello mentale. Nello spiegare le tecnologie e i processi che conducono alla costruzione di un prodotto moda, non sempre e’ facile reperire foto che con immediatezza raccontino il processo e il funzionamento della tecnologia in continua evoluzione; per questo mi avvalgo di riviste di settore, siti internet e soprattutto mi interfaccio con le realta’ aziendali che impiegano le tecnologie e i processi che mi trovo a dover spiegare. Avendo precedenti esperienze lavorative in imprese del settore moda, mi sono creata un personale” network” di aziende con le quali mi interfaccio per selezionare le “immagini” (foto, schemi di lavorazioni, disegni, grafici, schede, ecc.) piu’ efficaci a trasferire l’apprendimento nello studente. Inoltre quando possibile e/o per argomenti di particolare importanza, organizzo delle brevi visite aziendali, circoscritte ai processi e alle tecnologie che lo studente si trova ad approfondire. Queste brevi esperienze, oltre ad essere un forte stimolo motivazionale (cosi’ come piu’ volte ho rilevato dalle relazioni scritte dagli studenti), aiutano notevolmente a supportare il trasferimento dell’insegnamento. Per la mia personale esperienza, e’ molto importante organizzare delle brevi, chiare e pertinenti visite aziendali che con immediatezza comunichino il senso complessivo dell’argomento di studio, cosi’ da minimizzare il carico cognitivo e non stimolare suggestioni emozionali ( se non minime).

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  35. Altro strumento di grande supporto alla mia disciplina sono le mappe concettuali. Sempre lo scorso anno scolastico, mi sono trovata a dover preparare una nuova classe per gli esami di Stato. Gli studenti avevano poche conoscenze nella mia disciplina e non erano abituati a rielaborarle. Insomma apparentemente una missione impossibile! Ho proceduto selezionando insieme alla classe gli argomenti dove i ragazzi possedevano piu’ preconoscenze per inserire piu’ efficacemente i nuovi saperi. Per rendere l’apprendimento significativo e non meccanico ( a memoria) ho inizialmente predisposto per alcuni argomenti, le mappe concettuali insieme agli studenti, successivamente ho lasciato loro autonomia nell’organizzarle. Le mappe concettuali sono risultate molto utili come strumento diagnostico per me, per monitorare e comprendere se lo studente avesse assimilato il nuovo concetto e lo sapesse opportunamente collegare ad altri. Per lo studente si sono rivelate indispensabili in fase di studio per visualizzare i concetti che stava imparando, verificandone i collegamenti col ragionamento e in fase di ripasso finale. Gli studenti piu’ bravi sono riusciti a stilare mappe concettuali pluriramificate che partendo da argomenti tecnologici arrivavano a collegarsi con concetti storici (es.: Dalla tecnologia di costruzione della giacca si collegavano con le metodologie sartoriali, la rivoluzione francese, le metodologie industriali, al cad-cam ecc…). In ultima analisi, l’utilizzo dei video non risulta di supporto alla mia didattica. Questo perche’ e’ molto difficile reperire materiale pertinente all’argomento proposto, chiaro, essenziale e che non alimenti interesse emozionale.
    Romina Morganti

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  36. Reperire immagini da utilizzare nella mia materia è fondamentale, in quanto la disciplina stessa si basa su tracciati grafici: le allieve, sotto la mia direttiva, eseguono infatti cartamodelli su velina, da piazzare successivamente su stoffa per la realizzazione di prototipi e capi veri e propri. Non solo i libri di testo sono ricchi di illustrazioni, ma fornisco loro figurini attuali provenienti dal web, e disegni in piano (o ”a plat”) ed esempi di cartamodelli eseguiti davanti a loro per far comprendere appieno come svolgere anche i passaggi più complessi. Inoltre gli alunni progettano collezioni moda che includono figurini di loro creazione: utilizzo anche questi ultimi per dimostrare come eseguire i relativi plat, i quali rappresentano delle vere e proprie “traduzioni”, permettendo così la “lettura” del figurino di moda; grazie ai disegni in piano posso dimostrare quali sono i particolari modellistici indicati dal figurino da riportare con fedeltà sul cartamodello. Questo è solo l’inizio, in quanto il plat, pur essendo estremamente importante, porta alla costruzione grafica del cartamodello, elemento che vive al centro della materia. Diversi libri di modellistica forniscono immagini di cartamodelli in scala ridotta (1:4; 1:5; 1:10..) : come già detto posso avvalermi di questi per spiegare le basi modellistiche. Allo stesso tempo propongo loro figurini attuali, o invito gli alunni a proporre figurini di loro gusto purchè alla loro portata. Così dopo la spiegazione di una data base ( es. gonna base), spiego come realizzare il capo attuale proposto(es. gonna trandy), partendo dalla base stessa.
    Per quanto riguarda piazzamento e confezione del capo, adotto pressappoco lo stesso metodo: attingo immagini da svariati libri di modellistica.

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  37. Domande unità 2.1 e 2.2.

    La mia disciplina, come precedentemente scritto, è tecnologia tessile.
    Dispongo per tale materia d’insegnamento un libro che si chiama tecnologia tessile abbastanza semplice e correlato di immagini esplicative. Non ci sono molti libri che trattano tale disciplina, infatti in passato i libri della materia erano rappresentati da testi solamente scritti, in bianco e nero, una specie di glossario degli argomenti, terrificante per me figuriamoci per i ragazzi. Questo nuovo libro ha rappresentato una sorta di innovazione per l’apprendimento degli alunni, una finestra sulla materia maggiormente coinvolgente, in quanto ricco d’immagini in grado di favorire la conoscenza in maniera semplice. Spiegare come si realizza un tessuto non è sempre semplice, infatti la connessione fibra, filato ed intreccio con consequenziale realizzazione del tessuto, inizialmente risulta difficile, ma con l’aiuto delle figure presenti nel testo si riesce a far capire in maniera adeguata come dalla fibra si arriva al tessuto.
    Le immagini nella mia materia sono fondamentali come sono fondamentali le esercitazioni pratiche.
    Gli alunni con il solo testo non riuscirebbero a capire o ad immaginare come può essere una fibra se non la vedono, penso che anch’io non riuscirei.
    Il libro di testo da solo non sarebbe sufficiente , quindi mi aiuto con altri libri, immagini e video che ricerco da internet o documentari passati in t.v.
    Da poco è uscito un nuovo libro che si chiama tecnologia dei materiali con nuove immagini, con una migliore qualità della grafica e molto colorato, tutti elementi che ispirano piacevolmente la voglia di leggerlo, sarà vero che le decorazioni non servono per la cognizione e per l’apprendimento ma sicuramente aiutano a non appesantire la lettura del testo, a rendere un libro migliore rispetto ad un altro.
    Mi faccio sempre questa domanda prima di adottare un testo: se fossi un alunno di 17 anni quale avrei piacere a leggere, un libro solo con testo scritto o un libro ricco d’immagini e di colori, la risposta è scontata.
    Come sopra rappresentavo nella mia materia sono elementi importanti il testo scritto, le immagini, ma anche la materia pura (fibra, filati, tessuti),quest’ultima si cerca di trovare in mercerie e nei negozi di stoffa, il tutto per far comprendere ai ragazzi di cosa stiamo parlando.
    Io uso tutti gli ausili a mia disposizione o che la scuola offre per far comprendere al meglio la materia, quindi testo, immagini, materia pura, video ed anche audio.
    Certo quando si spiega un argomento il testo, le immagini e la materia utilizzata devono essere attinenti altrimenti si rischierebbe di dare informazioni sbagliate.
    Le immagini devono rappresentare una base di sostegno per l’attività cognitiva, funzionale a ciò che si deve apprendere, e contribuire a ridurre il cognitivo come ben esplicato da Ausubel.
    Tempo fa ho fatto vedere alle mie alunne un video con audio relativo ad una sfilata di Chanel, spiegavo loro che molti vestiti avevano un costo elevato ed alcuni di essi erano delle vere opere d’arte, perché realizzati artigianalmente con cura estrema dei particolari, facevo soffermare la loro attenzione su alcuni vestiti in particolare, però per loro erano solo vestiti di alta moda non riuscivano a capire il lavoro certosino che c’era stato. Finito il primo video ho fatto vedere loro un altro video, dove si vedeva come erano stati realizzati alcuni degli abiti visti nel video precedente.
    Sono rimaste stupite nel vedere come delle piume venivano applicate una ad una con delle pinze oppure delle strisce di pellame ritagliate scrupolosamente e disposte nel vestito in modo da creare delle figure geometriche a rilievo. Solo dopo la visione di questo secondo video hanno capito il lavoro minuzioso richiesto per la realizzazione di quei capi e il loro valore.
    Quindi concludo che nella mia disciplina il testo scritto correlato da immagini, video ed audio sono di estrema importanza, senza di questi ausili sarebbe difficile far comprendere la disciplina agli alunni.
    Agnese Ascolani

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  39. Con la mia materia d’insegnamento “Disegno professionale - Storia della moda e del costume”, vi è l’utilizzo di molte immagini per l’ideazione e lo studio dei disegni grafici e tecnici. Con le allieve di prima moda, essendo ancora alle prime esperienze, utilizzo testi con immagini abbinate alle parole (Mayer) - Es: modulo °6 LA storia della GONNA: spiego in modo molto semplice le trasformazioni del capo nella sua evoluzione storica (lezione anticipativa Ausubel- advance organizers) attraverso schemi - modellini grafici, che rappresentano una base di sostegno per l’attività cognitiva, funzionale a ciò che si deve apprendere e contribuire a ridurre il carico cognitivo. Le allieve dovranno individuare attraverso le immagini prese in considerazione le varie linee della gonna, ed identificarle. Le immagini serviranno per analizzare le caratteristiche funzionali del capo moda in relazione alla vestibilità, per poi ideare dei figurini di moda. Una volta concluso il disegno grafico, le allieve realizzeranno il prodotto in laboratorio con la docente di modellistica. Le immagini, serviranno ad aiutarle a focalizzare i concetti essenziali da apprendere e non spostare altrove l’attenzione. Invece con le allieve di 4° moda quest’anno durante le ore di compresenza, ho voluto affrontare l’apprendimento cooperativo-lavoro di gruppo (Dewey) formato dai 3-4 allieve per gruppo. Il progetto che ho realizzato con loro, era su una mini collezione di abiti in carta e stoffa. Le allieve hanno dovuto effettuare una ricerca iconografica d’immagini attraverso riviste di moda- siti web , ricerche su sfilate di fashion designer e designer, individuando e spiegando in primis la tematica “esempio: Fashion Paper”, utilizzando le immagini per documentare l’atmosfera di ispirazione. Senza ispirazione non c’è creazione..... Realizzando in sequenza una quantità di schizzi ideativi, selezionando le idee vincenti e visualizzandole sul figurino per poi realizzare l’abito finale. La ricerca iconografica d’immagine aiuta molto sia a sviluppare l’immaginazione e sia abilità utili nelle comprensione dell’immagine. Tale attività è basata sulla curiosità, le allieve trovano interesse in quello che fanno, vanno alla ricerca di nuove soluzioni. Per un insegnante è importante dare agli allievi gli strumenti “immagini” necessari per ideare il proprio disegno.

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  40. 2.1 Per quanto riguarda la disciplina per la quale sto frequentando i PAS, "Arte del tessuto, della moda e del costume", le immagini sono un prezioso contributo alla definizione della medesima, in quanto composita di tre aspetti, anzi quattro: l'arte, il tessuto, la moda e il costume. Delle quattro la prima, cioè l'arte, ha uno smisurato patrimonio di immagini da cui attingere, che necessita di essere filtrato dall'insegnante per la definizione di un tema: così, se, come mi è capitato, posso assegnare agli alunni di disegnare una collezione ispirata all'antica Grecia, è chiaro che dovrò istruire la classe sulla necessità di focalizzarsi sulla statuaria e sugli ordini architettonici, che naturalmente hanno una nomenclatura che li lega ai capi di abbigliamento: peplo arcaico, dorico, ionico, attico. In questo senso, è mia premura ammaestrare la classe sul corretto uso delle immagini, associate alle parole, e in questo mi faccio forza delle teorie di Mayer (2001), secondo cui si apprende meglio da immagini e parole presentate simultaneamente e contestualmente, invece che separate nel tempo, secondo il principio di contiguità temporale, o nello spazio, secondo il principio di contiguità spaziale. In questo senso sarà molto utile la tecnologia, con l'uso della LIM, con slides caricate su Power Point, su ricerche fatte al computer e, se proprio non avrò nessuna di questa strumentazione a disposizione, posso ricorrere ai testi cartacei da far consultare agli alunni o posso sintetizzare parole e schizzi alla lavagna, ad esempio scrivendo "dorico", disegnando una colonna ed un capitello, ed associando schematicamente un peplo.
    Per quanto riguarda il tessuto, credo che la vista reale di una stoffa sia molto più esplicativa delle immagini viste al computer o su un libro o in un filmato sulla LIM: la sensazione tattile insieme con quella visiva sono potenzialmente più efficaci della strumentazione tecnologica, così un tessuto di lino si differenzia nettamente da uno di cotone per una serie di accorgimenti che sarà mia premura evidenziare, quindi la parola sarà strettamente legata all'immagine.
    Per quanto riguarda la moda, essa è in continua evoluzione, pertanto il patrimonio di immagini da cui attingere è contemporaneo, quindi è necessario sfogliare le riviste sul mercato come "Vogue", "Flair", o semplicemente consultare alcuni siti internet motori di tendenze o i siti ufficiali degli stilisti di grido per capire l'orientamento attuale verso una linea piuttosto che un'altra.
    Per quanto riguarda il costume, il discorso si fa più articolato e complesso perché riveste molti aspetti della società: così mi è capitato di dare un tema che aveva come soggetto i protagonisti della favola di Biancaneve e i sette nani, anche in virtù delle recenti trasposizioni cinematografiche, che hanno visto protagoniste Julia Roberts e Charlize Theron; ho notato con piacere che ognuna delle alunne aveva una predilezione per una figura piuttosto che un'altra, così c'era chi ha approfondito l'abbigliamento della matrigna, chi di Biancaneve, chi addirittura dei nani. La sensibilità è cambiata per cui diverse allieve hanno ritenuto più accattivante la figura della matrigna, per il vestiario, piuttosto che quella di Biancaneve. Un altro tema che ho assegnato è stato per il cinquantenario del film "Colazione da Tiffany", e in questo senso è utile rivedere la trasposizione cinematografica, profonda miniera di immagini per le generazioni contemporanee e successive, anche per l'uso che ne ha fatto Andy Warhol.

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  41. 2.2 Come già spiegato, la disciplina per la quale sto seguendo i PAS è una disciplina composita, pertanto l'uso delle immagini sarà rivolto al tema che intenderò affrontare di volta in volta. Gli spunti mi saranno dati ad esempio dal tema che la classe si trova ad affrontare nella Storia dell'arte, pertanto uno stile architettonico come il Gotico può essere sviscerato per trarne spunti per l'ideazione di una collezione Autunno/Inverno, soprattutto per le figure antropomorfe e zoomorfe, che animano le cattedrali, oppure per le preziose miniature dei caratteri dei libri, mentre la "Primavera" di Sandro Botticelli, sarà analizzata in tutti i suoi particolari per uno studio attento della collezione Primavera/Estate. Le immagini del dipinto in questione, in questo caso, costituiranno un notevole materiale di studio che verrà rigenerato nella creazione di capi d'alta moda, ma anche di pret-à-porter. A parte la storia dell'arte, si può attingere da fenomeni di costume attuali, come le passerelle delle varie mostre del cinema, ossia il "red carpet", per ideare una collezione di abiti da sera, e quindi l'attualità sarà di conforto alla scelta delle immagini. Rimanendo nel contemporaneo, ad esempio, visto che si sta svolgendo il Festival di Cannes ed è stato recentemente presentato un film sulla figura di Grace Kelly, potrebbe essere utile studiarne tutte le caratteristiche per assegnare un tema appropriato. Altro tema potrebbe essere i Mondiali di Calcio ormai alle porte, con le bandiere delle varie Nazioni da studiare per una collezione Primavera/Estate. Il repertorio di immagini in questo caso è di larghissima diffusione

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  43. Come reperite le immagini che usate in relazione alla vostra disciplina?

    Come usate didatticamente le immagini nelle vostre pratiche di insegnamento?

    L’ immagine offre un linguaggio universale. Se contestualizzata può rafforzare la comprensione e ridurre il carico cognitivo, e costruire modelli mentali per una conoscenza più profonda . Se mal utilizzata può invece costituire una difficoltà aggiuntiva all’apprendimento . Questo avviene quando risulta tanto complessa ,ridondante ,fuori tema e puramente decorativa secondo le teorie di Ausubel . L’uso delle immagini è diffuso in quasi tutte le discipline, per alcune sono fondamentali. Per esempio in storia dell’arte per avere una lettura chiara dell’opera , la stessa è supportata da una serie di schemi grafici, che vanno ad analizzare tutti gli aspetti compositivi , lasciando una consapevolezza dell’opera. Le materie, che insegno: modellistica, e disegno sono prettamente pratiche , finalizzate alla progettazione e realizzazione di un prodotto, pertanto non possono prescindere l’uso di immagini. La tipologia statica è quella che ritengo sia più funzionale per gli argomenti trattati. La modellistica ha come obiettivo di riprodurre o trasformare un capo base di riferimento attraverso l’uso di schemi grafici accompagnati da testo scritto, lettere e simbologie di linee e colori, schemi semplificati nella struttura, per aiutare a costruire una comprensione più profonda e stimolare un transfert remoto, per poter riapplicare e rielaborare gli schemi appresi. Mi Trovo in accordo con Clark Lyons nell’utilizzare immagini volte a supportare l’attenzione attraverso segnalazioni visive ,quali: grassetti, freccette ed evidenziazioni e differenziazioni di caratteri , tali da focalizzare e concentrare l’attenzione, rientrando quindi in quelle definite funzioni psicologiche.
    Il lavoro di scelta di materiale iconografico e schemi di lavoro lo effettuo in due specifici momenti: il primo in fase di preparazione delle unità didattiche , il secondo lo approfondisco con la partecipazione attiva degli alunni . I miei riferimenti abituali sono estrapolati da riviste di moda e design, libri di testo ,ricerche su internet e video di sfilate.
    Emanuela Candido

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  44. “Un’immagine vale più di cento parole”
    Nella didattica della disciplina di “esercitazioni di abbigliamento” non è solo frase di senso comune ma di utilizzo quotidiano.
    Nella predisposizione delle mie lezioni, l’immagine è sempre il punto di partenza in quanto rappresenta l’oggetto da produrre.
    L’immagine è presa dal libro di testo o proveniente dalla fase creativo progettuale elaborata dallo studente fashion designer guidato dal relativo docente, viene da me trasformata in tridimensionale costruendola in dimensioni reali o in scala ridotta in funzione dell’expertise degli allievi e delle loro capacità metacognitive.
    Parlando di studenti non novizi, dopo aver indicato l’argomento che si andrà ad affrontare, rappresentato dal figurino con disegno in piano davanti e dietro, vado a sondare la presenza delle preconoscenze degli alunni su di esso ed eventualmente propongo un sintetico ripasso.
    La fase successiva è la lettura tecnica del figurino che viene esaminato punto per punto insieme agli studenti.
    Questa seconda fase è utile come sostegno per l’attività cognitiva definibile come PERFORMANCE AIDS in quanto si vengono a creare dei modellini grafici che possono agire da organizzatori.
    Si passa poi alla fase progettuale tecnico-realizzativa in cui l’immagine precedentemente analizzata viene scomposta in elementi distinti rappresentati da grafici tecnici chiamati cartamodelli. I cartamodelli rappresentano il tracciato di ogni singolo pezzo da posizionare sul tessuto per la completa realizzazione del capo d’abbigliamento proposto. La costruzione dei cartamodelli avviene utilizzando schemi sintetici e di facile applicazione presi dal libro di testo in adozione ed alcune mie essenziali integrazioni.
    Dopo aver assistito alla dimostrazione di come si costruiscono i cartamodelli inizia la fase del confezionamento:
    la dimostrazione pratica di come si assemblano i singoli pezzi è accompagnata da una serie di slide (o cartelloni) che esplicitano punto per punto quanto sto eseguendo praticamente con una successione di operazioni da effettuare in sequenza.

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  45. Da sempre affascinata al mondo delle immagini, alla comunicazione visiva e oggi multimediale, ho cominciato proprio ad insegnare sfogliando testi ricchi di immagini, foto e disegni ed è subito stato inevitabile lavorare senza, soprattutto quando caratterizzano proprio le discipline che insegno dove è prevista una certa progettualità legata a temi specifici che riguardano il costume, la moda e l’abbigliamento.
    Nei primi anni lo studi grafico è legato in particolar modo alla costruzione del figurino di moda e al disegno tecnico di costruzione di modelli nell’abbigliamento, scelte di immagini guidate da vari testi, fotocopie integrative e di riproduzione con schemi ed esempi. Quando poi la classe ha raggiunto delle basi sul disegno si comincia poi una fase di progettazione e di ricerca inerente ad un tema che viene inizialmente presentato e approfondito, e successivamente l’utilizzo del supporto tecnologico e multimediale risulta essere immediato per indicare ad ogni allievo un percorso individuale e personale che stimoli la creatività e la motivazione. Fin ’ora tutto risulta essere ancora in formato cartaceo ma negli ultimi anni con l’introduzione del U.D.A. (unità di apprendimento) e la prova esperta dove vede anche la conoscenza e la competenza informatica, c’è una presentazione ancora statica in power point del progetto sviluppato.
    A volte c’ è questo modo di lavorare tradizionalmente con i testi, le foto, la riflessione sui particolari e sui dettagli importanti, ma oggi viviamo ad una velocità e immediatezza di immagini che non ti danno il tempo di riflettere, c’è davvero un’ incredibile attenzione verso la multimedialità e la comunicazione visiva nella realtà quotidiana; mi ritrovo in classe allievi che non acquistano nemmeno i testi proposti, un po’ perchè la maggior parte degli alunni delle scuole professionali non hanno situazioni di agiatezza economica, e spesso internet è alla portata di tutti così lo utilizzo per cercare di iniziare il lavoro sui temi assegnati.
    Questo delle immagini è davvero un tema molto in discussione nella mia didattica di insegnamento ma anche di vita quotidiana, è impossibile non starci dentro ma è davvero opportuno cercare di esserci con la giusta attenzione e riflessione sugli abusi e le criticità del loro utilizzo.
    Nell’ambito educativo la traduzione effettiva di questi strumenti nelle funzioni cognitive degli studenti dipende dalla loro intrinseca natura, organizzazione e relazione ,trasformativa e quantitativa, ma da un processo di accompagnamento dell’insegnante a cui spetta il compito di integrarli in modello di istruzione coerente e contestualizzato.( Bonaiuti)
    Ho sperimentato molte volte quanto la comunicazione visiva usata nella didattica in maniera costruttiva possa migliorare l’attenzione e l’interesse, attivare la conoscenza, costruire modelli mentali ed essere un supporto di trasferimento dei saperi sempre tenendo conto di quei processi cognitivi che l’educatore deve in qualche modo tenere in considerazione.
    C’è un po’ il voler mantenere la lezione tradizionale e quindi ancora un lavoro manuale come se la mano non possa ancora essere sostituita dalla macchina digitale, ma allo stesso tempo la necessità di avvicinarsi a questa realtà per rendere gli allievi più’ partecipi e motivati verso le attività didattiche stando sempre un po’ “con i pedi per terra” senza perdere l’attenzione sugli obbiettivi principali dell’educare. Elisa Giuliani

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  46. In molte, se non in tutte le discipline ai nostri giorni, l’utilizzo delle immagini è quasi indispensabile.
    La lettura del libro di Calvani mi ha fatto tornare alla mente il corso di formazione seguito durante la prima esperienza scolastica sui principi fondamentali della PNL (Programmazione Neuro Linguistica).
    All’epoca non immaginavo che con il tempo alcune sue conoscenze mi sarebbero state molto utili per capire il tipo di apprendimento dei ragazzi.
    Il mio insegnamento prevede l’utilizzo delle immagini, dato che prevede lo studio della Storia del costume, di una parte di metodologie tecniche, per cui: schemi, grafici e figure geometriche piane, nonché video esplicativi, a volte, per poter supportare la spiegazione della realizzazione di un tessuto o fibra.
    In una società come quella odierna i ragazzi sono bombardati dalle immagini, ma non è detto che queste siano sempre di esplicito aiuto per l’apprendimento. Se usate troppo e male può essere controproducente. Soprattutto non tutti i tipi di apprendimento sono stimolati dalle immagini, per cui è un rischio.
    Riguardo la reperibilità, durante le lezioni di storia del costume mi avvalgo delle immagini dei libri di testo. Non trovo sbagliato tenere ancora legati i ragazzi ai “vecchi” mezzi didattici, anche se spesso per confronti, non nego di avvalermi della lavagna multimediale.
    Per quanto riguarda le figure geometriche della modellistica, le immagini sono anche queste nel libro di testo, ma la spiegazione viene effettuata riproducendo l’immagine da zero alla lavagna, per cui avviene una sorta di integrazione, se la vogliamo interpretare come dice Calvani, tra testo, immagine e audio, in quanto, mentre mi accingo a disegnare contemporaneamente spiego e mi avvalgo della scrittura per chiarire dei passaggi. In alcuni vasi si rende necessario il supporto di brevi video, per cui l’ utilizzo di internet. In qualsiasi caso l’uso di internet è ben calibrato e pesato, perché oltre che portare vantaggi può causare rischi, sicuramente nella mia materia non vanno mai usate da sole.
    Consuelo Ballarini

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